Lite fra l’UE e l’Austria e il motivo è tutt’altro che banale: stando a quanto riferito dal quotidiano tedesco “Frankfurter Allgemeine Zeitung”, l’Unione Europea ha deciso di trascinare lo Stato davanti alla CGCE (Corte di Giustizia della Comunità Europea) in quanto nel Paese avente come capitale Vienna è in atto una vera e propria discriminazione nei confronti dei beneficiari stranieri di prestazioni familiari. In altre parole: l’Austria dal 2019 versa importi variabili di prestazioni per figli a carico in base al costo effettivo della vita nel Paese beneficiario. Questo significa che i cittadini dell’UE che vivono in Austria, ma i cui figli non vivono in Austria, sarebbero in una posizione di forte svantaggio, secondo la Commissione UE “non consentita dal diritto comunitario”. Il ministro austriaco per la Famiglia, Christine Aschbacher, ha commentato così la questione: “La Commissione UE è libera di deferire la questione alla Corte di Giustizia della Comunità Europea se ha dubbi sulla compatibilità dell’indicizzazione con il diritto europeo. Spetta ora alla CGCE decidere”.
LITE UE-AUSTRIA: ILLUSIONE RISPARMI
Come ricorda il “Frankfurter Allgemeine Zeitung”, in paesi come la Romania o la Bulgaria il costo della vita è molto più basso, per cui gli assegni familiari non devono essere pagati secondo le cifre abituali. Tuttavia, nonostante i vivaci dibattiti e alcuni annunci, il governo tedesco in passato si era astenuto dal modificare la legge a causa dei richiami della Commissione UE. Situazione diversa in Austria, dove il Governo ha introdotto l’indicizzazione delle prestazioni familiari all’inizio del 2019, che ha comportato un peggioramento, soprattutto per i dipendenti dell’Europa dell’Est che sono operativi in Austria. Ad esempio, mentre l’assistenza familiare in landa austriaca è compresa tra i 114 e i 165 euro al mese, a seconda dell’età del bambino, gli sconti su questo importo ammontano a 50 euro al mese per un bambino che vive in Ungheria. Secondo l’agenzia di stampa austriaca APA, i minori che vivono in Romania ricevono solo la metà dell’intero importo, in Bulgaria ancora meno. Al contrario, i bambini che vivono in Svizzera ricevono 60 euro in più rispetto ai bambini che vivono in Austria. Nonostante ciò, i risparmi promessi dal nuovo regolamento si sono rivelati illusori: anziché di 114 milioni di euro all’anno, i pagamenti diminuiranno solo di 62 milioni di euro.