Si sta intensificando la battaglia globale per il litio. La Bolivia ha annunciato che Cina e Russia investiranno 1,4 miliardi di dollari per aprire miniere di litio. Saranno la cinese Citic Guoan e la russa Uranium One (Gruppo Rosatom), due società semi-pubbliche, ad unire le forze con la società statale Yacimientos de Litio Bolivianos (YLB) per costruire due impianti di produzione di carbonato di litio. La Russia mette sul piatto 532 milioni di euro per un impianto nel deserto di sale di Pastos Grandes. Invece, la Cina investira 857 milioni per un progetto simile a Uyuni. Questi nuovi progetti, che saranno avviati nei prossimi tre mesi, consentiranno alla Bolivia di produrre 100mila tonnellate di litio all’anno entro il 2025, secondo quanto indicato dal ministro dell’Energia boliviano.
Non si tratta del primo accordo con la Cina per la Bolivia, che sta lottando per sfruttare i suoi enormi giacimenti, stimati in 21 milioni di tonnellate dal Servizio geologico degli Stati Uniti e considerati le più grandi riserve del mondo. Infatti, a gennaio il governo boliviano, ricorda Le Figaro, aveva firmato un accordo con la cinese Catl per un valore di oltre un miliardi di dollari. L’obiettivo è arrivare a 5 miliardi di dollari di esportazioni entro il 2025, più di quanto guadagna con il gas, la principale fonte di reddito della Bolivia.
BATTAGLIA PER IL LITIO: EUROPA INDIETRO NELLA CORSA
Il litio è molto ambito per un motivo molto semplice: è essenziale per la produzione di batterie per le auto elettriche, il cui uso è destinato a salire nella lotta contro il cambiamento climatico. Ma varie tecnologie usano il litio in quantità significative, quindi la domanda è in costante crescita e si prevede che nei prossimi anni supererà di gran lunga la produzione. Nonostante le sue risorse, la Cina è molto preoccupata per le le sue forniture di tutti i materiali chiave per lo sviluppo delle tecnologie, tra cui il litio. In Sud America c’è il “triangolo del litio“, ma i tre Paesi che ne fanno parte stanno adottando strategie diverse. La Bolivia, che ha fatto meno progressi nello sfruttamento del litio, sta cercando di recuperare questo ritardo affidandosi appunto a Russia e Cina.
Invece, l’Argentina si sta affidando al settore privato, con una ventina di aziende straniere coinvolte, tra cui la francese Eramet. Invece, il Cile punta ad una società nazionale con partenariati pubblico-privati. E l’Europa? Come evidenziato da Le Figaro, l’Ue si è svegliata un po’ tardi, infatti teme la dipendenza dagli Stati Uniti. Si spiega anche così il viaggio della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in America Latina per discutere dell’accordo di libero scambio Ue-Mercosur. Nel frattempo, ci sono progetti in corso, come quello della francese Imerys, che punta su una miniera in Alvernia per rifornire 700mila veicoli elettrici all’anno. Infatti, giovedì ha presentato la partnership con la start-up British Lithium, con cui vuole diventare il principale produttore europeo di litio.