Di recente sono stati festeggiati gli 80 anni di Terence Hill, al secolo Mario Girotti, nato il 29 marzo del 1939. Ma in questo 2019 sarebbe arrivato a spegnere 90 candeline, precisamente il 31 ottobre, Bud Spencer, alias Carlo Pedersoli, se non ci avesse lasciato il 27 giugno del 2016. I due attori, come noto, sono stati protagonisti di pellicole che hanno segnato un’epoca del cinema italiano e che ancora oggi, se trasmesse in tv, riescono a ottenere un buon riscontro di pubblico, risultando per nulla noiose. In certi casi, poi, ci sono delle scene diventate cult.



Sembra quindi doveroso spendere qualche articolo per parlare di questi film, a cominciare da Lo chiamavano Trinità (del 1970), visto che è stato il genere western a vedere per la prima volta insieme (escludendo Annibale, nel quale pur essendo presenti nel cast non si incrociarono mai, girando le scene in momenti diversi) i due attori. Inizialmente per questo film si era pensato a un’altra coppia di interpreti, sempre italiani: George Eastman (Luigi Montefiori) e Peter Martell (Pietro Martellanza). Anche Franco Nero era in lizza per un ruolo. Ma non per quello che andò a Bud Spencer, bensì quello che fu poi di Terence Hill.



Non serve dilungarsi molto sulla trama della pellicola, piuttosto semplice in verità. Bambino e Trinità sono due fratelli, abili pistoleri. Non a caso sono detti rispettivamente la mano sinistra e la mano destra del diavolo. Il burbero Bambino è un ladro di cavalli che, dopo aver ferito nel deserto uno sceriffo che stava recandosi a prendere servizio in una nuova città, ne prende il posto, in attesa di essere raggiunto dai suoi complici per compiere nuovi colpi. Per puro caso i due fratelli si ricongiungono, ma Bambino mal sopporta Trinità. Tuttavia finiscono per trovarsi insieme a difendere una comunità di mormoni dal maggiore Harriman, con il chiaro obiettivo di sottrarre a quest’ultimo dei cavalli non ancora marchiati. Le cose non andranno però come Bambino sperava. Anche per colpa del fratello…



Nonostante le atmosfere western (con scenari tutti nostrani visto che il film è stato girato nel Centro Italia), i duelli vengono risolti a scazzottate, nel puro stile Bud Spencer-Terence Hill. Stile che prevede tra l’altro che bene e giustizia trionfino sempre, anche quando i protagonisti all’apparenza sembrano dei poco di buono. Sono davvero molte le scene cult di questa pellicola (Terence Hill ha anche raccontato di aver digiunato 36 ore prima di girare quella in cui divora un’intera padella di fagioli), ma più cult di ogni cosa è diventata la colonna sonora, curata da Franco Micalizzi. Tanto che Quentin Tarantino ha deciso di proporla nel suo recente Django Unchained.

Lo chiamavano Trinità ebbe successo al botteghino. Tanto che risulta al 42° posto nella classifica dei 50 film prodotti in Italia dal 1950 al 2016 per numero di spettatori (più 8,7 milioni). Ancora meglio fece il sequel …continuavano a chiamarlo Trinità, che occupa il 4° posto (14,5 milioni di spettatori), in mezzo a due western di Sergio Leone (terzo posto di Per un pugno di dollari e quinto di Per qualche dollaro in più). Nel sequel la colonna sonora venne curata dagli Oliver Onions, che legarono poi il loro nome a tante altre pellicole di Bud Spencer e Terence Hill.

Visto il successo di Trinità, considerando entrambi i film, che faranno storcere il naso ai puristi del western, non si può non menzionare il loro regista E.B. Clucher, pseudonimo di Enzo Barboni, scomparso nel 2002, e dei doppiatori le cui voci nel cuore e nei ricordi di molti italiani sono quelle di Bud Spencer e Terence Hill: Glauco Onorato (voce anche di Charles Bronson e Arnold Schwarzenegger) e Pino Locchi (anche lui voce di Charles Bronson, oltre che di Sean Connery e Tony Curtis).