È giunta al termine la 32. Edizione del Trieste Film Festival e l’evento di chiusura è stato uno dei film più importanti degli ultimi trent’anni: parliamo de Lo sguardo di Ulisse (To Vlemma Tou Odissea) film diretto dal grande regista greco Theo Angelopoulos. Dedicato a Gian Maria Volontè, che morì durante le riprese e venne sostituito da Erlan Josephson, il film è stato premiato al Festival di Cannes 1995 con il Gran premio della giuria e con il Premio FIPRESCI.
SINOSSI – Un regista greco-americano, noto semplicemente come A., torna nella sua città natale nel nord della Grecia per la proiezione del suo ultimo controverso film. Ma la vera ragione per cui è tornato è quella di rintracciare tre bobine di pellicola, scomparse da tempo, dei fratelli Manakis mitici pionieri del cinema che viaggiarono attraverso i Balcani, ignorando conflitti nazionali ed etnici, filmando persone comuni, in particolare artigiani. Secondo A. le loro immagini contengono il senso dell’innocenza perduta e della verità essenziale e sono la chiave per la comprensione della storia di quelle zone. Così A. inizia un viaggio di ricerca che lo porta attraverso i Balcani devastati dalla guerra, un paesaggio di figure spettrali e sogni infranti, fino ad arrivare al cuore dell’oscurità: un archivio cinematografico danneggiato a Sarajevo, dove la sua ricerca ha fine.
Tra i migliori film di Theo Angelopoulos, scomparso nel 2012, Lo sguardo di Ulisse è un grande viaggio nella storia dei Balcani e rientra sicuramente in quel piccolo elenco di pellicole importanti per comprendere ed approfondire la storia di quella terra. Scritto insieme al “nostro” Tonino Guerra, il lungometraggio segue la ricerca delle bobine mancanti da parte del protagonista, interpretato dal sempre ottimo Harvey Keitel, ma ci parla anche di molto altro. Forse anche andando a discapito della trama principale del film, ma comunque in maniera ammaliante. Il regista greco infatti vuole accendere i riflettori sul ruolo distruttivo di guerra e totalitarismo per il mondo dell’arte e degli artisti.
Lo sguardo di Ulisse è un film che vanta un gusto pittorico eccezionale: lo stile sofisticato di Theo Angeloupoulos rende ogni sequenza un piacere visivo. Da insegnare nelle scuole di cinema è invece l’utilizzo teatrale dello spazio fuori campo. Le interpretazioni sono tutte di altissimo livello, ma merita una menzione particolare la romena Maia Morgenstern, che da sola veste i panni di quattro donne del passato del protagonista.
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