Negli ultimi giorni si è riaffacciato lo “spread” complice la risalita, dai minimi di sempre, del rendimento del decennale italiano. Questo “mistero” avviene in mercati in cui la liquidità viene immessa a badilate, dove gli indici segnano i massimi e persino i bond riprendono a salire; oggi vale ancora e sempre il “buy the dip”. Non è un consiglio e nemmeno una previsione, ma una constatazione di quello che è successo fino a ieri. Quindi è inevitabile chiedersi le ragioni di questa anomalia. La ragione più semplice è questa: le banche italiane hanno imparato a “tradare” molto bene lo schema dell’euro/Bce, quindi hanno comprato le obbligazioni statali italiane prima delle nuove politiche espansive della Bce e oggi vendono portando a casa i guadagni. È il più classico dei classici buy on rumours and sell on news. Questa è la spiegazione che vale oggi.
Se il movimento continuasse nonostante quello che ancora si vede sui mercati e approcciassimo soglie diverse, diciamo vicino al 2%, allora dovremmo cominciare a prendere in considerazione altre spiegazioni. Le possibili “minacce” non sono moltissime. Una è una crisi finanziaria seria magari come conseguenza del rallentamento economico globale. Questo oggi non si vede non perché manchino gli squilibri sui mercati, ma perché le banche centrali stanno facendo di tutto e di più per prevenire vuoti d’aria sui mercati. La seconda possibile minaccia è una rottura del rapporto che oggi intercorre tra l’Italia e il luogo dove si esercita la sua sovranità reale e cioè la Bce e l’Unione europea. Questo governo, senza toccare la riforma delle pensioni o il reddito di cittadinanza, senza aumentare l’Iva ha portato in dote un almeno 100 punti di spread in meno solo perché sta “simpatico” all’Unione europea. La finanziaria è una tragedia senza capo né coda e rischia di saltare una fabbrica che dà lavoro a tre province, eppure non è cambiato niente.
La terza possibile minaccia deriva dai tentativi di “riforma” dell’Unione europea, in particolare quelli sull’unione bancaria e il Meccanismo europeo di stabilità. È impressionante accorgersi di come il dibattito su questo strumento sia cambiato negli ultimi anni. Le perplessità dei “sovranisti” oggi sono più mainstream. Infatti, il Governatore della Banca d’Italia ieri avvisava che bisogna maneggiare con molta cura il cambio delle regole che governano l’Esm perché il rischio è quello che il mero annuncio di un meccanismo per la ristrutturazione dei debiti dei Paesi membri in crisi finanziaria “possa scatenare una spirale perversa di aspettative di default che potrebbero essere autoavverantesi”. Su questa cosa l’Italia si gioca la pelle. Il rapporto tra banche italiane e debito statale italiano oggi è l’ultimo baluardo alla cessione completa di sovranità reale verso l’Unione europea.
Pensiamo solo al fatto che la crisi assurda al limite del colpo di stato del 2011 è avvenuta contro un Paese molto più solido di quello di oggi e molto più solido di tanti Paesi membri del 2019. Il rischio è quello di sbarazzarsi della sovranità italiana per cederla all’Europa. Che vuol dire cederla a un’entità senza democrazia, senza Costituzione, mai votata da nessuno e in cui dominano Francia e Germania con la prima che ci dice che la Nato è obsoleta e non funziona, perché come noto l’Unione europea è a prova di bomba, e la seconda che discute di eserciti europei e amenità di questo tipo. Uno Stato senza Parlamento e democrazia con un esercito. Figuratevi cosa questo significhi per la colonia Italia.
Ecco, se passano le modifiche all’Esm che si sentono in queste settimane con questo assetto dell’Europa che non cambierà mai preparatevi il secondo dopo a uno spread magicamente fuori controllo e al default dell’Italia con tutto quello che ne consegue. Noi terremmo molto di più la Nato rispetto a qualsiasi altra istituzione europea. Chi parla di “cambiare l’Europa” evidentemente non ha mai letto un giornale inglese, tedesco o francese.