Da Israele arriva uno studio sull’ivermectina, un antiparassitario che sembra essere efficace contro il virus, oltre a essere economico: «costa meno di 1 dollaro al giorno», scrive il Jerusalem Post. Eppure – scrive il quotidiano La Verità – la Fda non ha voluto approvarla, l’Oms l’ha sconsigliata persino per le sperimentazioni e a marzo l’ha bocciata anche l’Ema. Lo studio è ancora alle fasi iniziali: il professor Eli Schwartz, fondatore del Center for travel medicine and tropical disease ha radunato 89 volontari maggiorenni infettati dal Covid e li ha divisi in due gruppi. Una metà ha ricevuto un placebo, l’altra metà l’ivermectina.
Con tre pillole per tre giorni, un’ora prima del pasto, il risultato è che il 72% di chi aveva assunto il farmaco si è negativizzato entro sei giorni. Schwartz ha anche scoperto che solo il 13% dei pazienti trattati con l’ivermectina, anche se ancora positivo, trascorsi i sei giorni, era in grado d’infettare. Nel gruppo placebo, resisteva un 50% di potenziali untori. Un recente articolo uscito sull’American journal of therapeutics ha anche sostenuto che, incrociando i risultati di 27 studi, si poteva concludere che l’antiparassitario abbia dato «un segnale forte di efficacia terapeutica contro il Covid-19».
L’ivermectina in Israele è oggetto di un dibattito
L’ivermectina oggetto di studio e che potrebbe guarire dal virus comunque non è priva di controindicazioni. In Israele infatti si è aperto un dibattito. Ya’acov Nahmias, scienziato dell’Hebrew university di Gerusalemme, ha detto: «Dovremmo essere molto cauti nell’usare questo tipo di medicinale per trattare una malattia virale da cui la maggioranza della popolazione guarirà senza neppure bisogno di questa cura».
Il professor Schwartz segnala che, tra i suoi pazienti, nessuno ha sofferto effetti collaterali. Tra i volontari di Israele ci sono stati solo cinque ricoverati. Quattro di loro non avevano preso l’ivermectina mentre l’altro aveva sintomi polmonari già al momento del reclutamento e, il giorno dopo aver assunto il medicinale, è stato dimesso. «C’è un sacco di opposizione», dice Schwartz. «Abbiamo provato a pubblicare lo studio ed è stato rigettato da tre riviste. Nessuno voleva neppure sentirne
parlare». Secondo Schwartz dietro ci sarebbero interessi economici.