Franco Locatelli si schiera dalla parte del governo riguardo la decisione di chiudere le discoteche e avverte: “Rischiamo di dover chiudere altre attività dopo le discoteche”. Al Corriere della Sera oggi il presidente del Consiglio superiore di sanità, nonché membro del Comitato tecnico scientifico (Cts), ha lanciato quindi un allarme: bisogna seguire le regole per evitare misure più restrittive. Riguardo la chiusura delle discoteche, ha ammesso che ci sarà un impatto economico, “ma la salute viene prima di tutto”. Quello che si è visto nelle discoteche va evitato: “Altrimenti rischiamo di ritrovarci presto in una situazione più allarmante”. I giovani finora sono stati risparmiati dal Covid-19, ma non sono affatto immuni. “Possono infettarsi e non sono al riparo da manifestazioni gravi come dimostra la storia della bambina di 5 anni ricoverata a Padova con sindrome uremico emolitica in possibile relazione al Sars-CoV-2”. I giovani non sono al ripario: il rischio per loro “di infettarsi è simile a quello di chiunque altro”.
LOCATELLI, DALLE RESTRIZIONI AL “CASO MIGRANTI”
Nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera il professor Franco Locatelli ha anche indirettamente risposto a Matteo Salvini, secondo cui il governo dovrebbe prestare più attenzione ai migranti. Il leader della Lega ritiene che siano una delle cause dell’aumento dei casi di coronavirus. Invece Locatelli spiega che “non oltre il 3-5% di loro sono positivi e una parte si infettano nei centri di accoglienza dove è più difficile mantenere le misure sanitarie adeguate”. Invece, a seconda delle Regioni, “il 25-40% dei casi sono stati importati da concittadini tornati da viaggi o da stranieri residenti in Italia”, senza però entrare nel merito dei dati. Se c’è una cosa che rimprovera Locatelli è che non sia stata prestata la dovuta attenzione al rispetto di quelle che lui definisce “le regole d’oro”, cioè “indossare la mascherina nei luoghi chiusi e all’aperto in caso di impossibilità a mantenere il distanziamento interpersonale adeguato, osservare una scrupolosa igiene delle mani ed evitare assembramenti”. In ogni caso, è improbabile che si arrivi di nuovo all’emergenza che ci siamo messi alle spalle, “anche perché i contagiati vengono diagnosticati precocemente per cui si prevengono le forme gravi”. In ogni caso “non siamo alla seconda ondata”. E dobbiamo fare in modo che resti una possibilità non concreta.