Prosegue, nonostante qualche intoppo, il programma vaccinale in Italia. Lo conferma con assoluta fermezza il presidente del Consiglio Superiore della Sanità nonché membro del Cts, il Comitato Tecnico Scientifico, spiegando, Franco Locatelli: «Il programma vaccinale non è affatto saltato – le sue parole ai microfoni del Corriere della Sera – anche se le riduzioni nella fornitura delle dosi non erano previste, andiamo avanti. Per i due vaccini già approvati (Pfizer Biontech e Moderna), avremo a disposizione più di 60 milioni di dosi per immunizzare 30 milioni di persone. L’auspicio è che non ci siano altri tagli».
Le vaccinazioni degli over 80 procedono a rilento ma Locatelli resta comunque fiducioso: «Il piano vaccinale che è stato sviluppato è fondato in maniera prioritaria sulla tutela dei più fragili e tra questi gli anziani, visto che l’età media dei deceduti è rimasta per tutti questi mesi costantemente sopra agli 80 anni. Continuano ad essere la priorità». E fra le priorità vi sono anche i malati oncologici: «Sono considerati prioritariamente in ragione della loro fragilità per aver accesso ai vaccini approvati e la cui efficacia è chiaramente dimostrata».
FRANCO LOCATELLI: “IN CTS MAI PARLATO DI LOCKDOWN”
Franco Locatelli analizza poi l’efficacia delle misure di restrizione attuate in Italia nelle ultime settimane, che hanno permesso, seppur lentamente, di ridurre i contagi e la pressione sugli ospedali: «Le misure previste hanno funzionato. Vi era significativa preoccupazione che il periodo delle festività natalizie potesse portare a un marcato incremento della circolazione virale, con il relativo riverbero sui servizi sanitari territoriali e sul numero di decessi. Invece la situazione non è sfuggita dal controllo», e in merito ad un eventuale nuovo lockdown: «In Cts non se ne è mai parlato e non sarebbe giustificato dal piano epidemiologico». Quindi, sempre sul lockdown, Locatelli ha ribadito al quotidiano di via Solferino: «Una misura così restrittiva come quella di un lockdown generalizzato, oltre ad avere implicazioni sociali ed economiche che nessuno mai dovrebbe dimenticare, anche alla luce di quanto il Paese ha vissuto negli ultimi 12 mesi, non è giustificata dal quadro epidemiologico, in cui, pur persistendo un’elevata circolazione virale, non vi è evidenza di una situazione fuori controllo».