«Il rischio era davvero ragionato e i numeri parlano da soli, evidenziano che non è ripartito nulla nella maniera drammatica che qualcuno aveva profetizzato»: il professor Franco Locatelli non ha il piglio della “rivalsa” ma dalle parole traspare una certa qual “risposta” a distanza rispetto ai colleghi che anche in queste ultime settimane profetizzavano un epilogo diverso (e molto più tragico) dopo le riaperture effettuate dal Governo Draghi. Il Premier lo aveva spiegato nel presentare il penultimo decreto Covid (le riaperture del 26 aprile, ndr), riaprire oggi è un «rischio ragionato e calcolato» e il suo principale consigliere scientifico (nominato infatti coordinatore unico del Comitato Tecnico Scientifico), il Presidente del Consiglio Superiore di Sanità, oggi lo conferma a “La Stampa”.
«Lo sa che sono sempre moderato, ma stavolta rivendico la nostra impostazione, con riaperture graduali e valutate attentamente. Ognuno può tirare le sue conclusioni», non li nomina eppure il pensiero non può non andare ai vari Massimo Galli (Ospedale Sacco, Milano), Andrea Crisanti (Università di Padova) o Nino Cartabellotta (Fondazione Gimbe) e così via che intravedevano il rischio di morti e ricoveri in aumento con le (minime) riaperture.
IL RISCHIO CALCOLATO E LE CONSEGUENZE
«Il numero dei nuovi ingressi in terapia intensiva è sceso a 48, mentre il 5 maggio erano stati più 142. L’occupazione dei posti letto è poco sopra quota 1400, sotto controllo», spiega ancora Locatelli a “La Stampa” elencando in pochi punti la strategia messa a punto dalla cabina di regia anti-Covid presieduta a Palazzo Chigi. «Mai più lockdown? è altamente improbabile. Tutte le decisioni sono state prese per non esporci al rischio di dover richiudere. La campagna di vaccinazione fa la differenza: ormai siamo nell’ordine delle 500 mila somministrazioni al giorno, usiamo il 93% delle dosi consegnate, più di 20 milioni di italiani hanno ricevuto la prima dose e più di 10 sono immunizzati con entrambe o con il monodose Johnson&Johnson». I prossimi step, oltre ad aumentare ancora di più la campagna vaccinale, si chiamano mascherine: si può parlare di eliminarle in alcuni casi solo dalla seconda metà di luglio, spiega il coordinatore Cts, «eliminando l’obbligo solo all’aperto, o anche al chiuso tra persone vaccinate e non soggette a “fragilità”. Ma per ora continuiamo a portare la mascherina, non credo che impatti in modo eccessivo sulla socialità o sul nostro stile di vita».