NON SOLO VERBALI CTS: DALLE CARTE RISULTA LA SCELTA DEL GOVERNO CONTE “CONTRO” IL PARERE DELLA TASK FORCE COVID
Mentre prosegue la pubblicazione sul quotidiano “La Verità” di svariati verbali del Cts (Comitato Tecnico Scientifico) nel biennio 2020-2021 in piena emergenza Covid, non ci si imbatte “solo” nelle controverse riunioni sulla fase vaccinale, con i presunti dubbi su AstraZeneca emersi già all’epoca (quanto è di ieri la notizia del ritiro mondiale del vaccino Vaxzevria per gli effetti indesiderati potenziali, ndr). Secondo quanto raccontato oggi da Borgonovo e Rico sempre sul quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, vi sarebbe traccia dei pareri delle task force anti-Covid nelle prime settimane di pandemia in Italia di una bocciatura sonora dell’ipotesi lockdown totale come in Cina.
Quando si affacciò nel nostro Paese il primo caso di Covid-19, il Ministero della Salute con Roberto Speranza e il Ministro per l’Innovazione Tecnologica (Paola Pisano) istituirono un gruppo multidisciplinare di 74 esperti, la cosiddetta “task force”: tra i vari compiti, si legge nel suo mandato, aveva quello di «supportare i decisori pubblici svolgendo attività di studio e analisi» in merito all’efficacia o meno delle chiusure per l’emergenza Covid. Ebbene, secondo quanto già rivelato diverse volte nel passato da “La Verità” (e pure sulle pagine del “Sussidiario.net”), la tal force produsse documenti in cui riteneva sostanzialmente inutile la “serrata” dell’intera Italia iniziata nel marzo 2020 dal Governo Conte-2; non solo, veniva confermata la veridicità del “Great Barrington Declaration”, il documento firmato da esperti di tutto il mondo contro il lockdown come formula per far fronte alla pandemia da Covid.
LOCKDOWN, MODELLO “CINA” O “SVEZIA”, LA SCELTA POLITICA DI CONTE E SPERANZA
In quel documento della task force al servizio del Governo Conte-2 (formato, lo ricordiamo, da Pd, M5s e Italia Viva) si sosteneva che il “modello Svezia” sul Covid, ovvero la posizione di difendere le categorie più esposte al rischio di morte per Sars-Cov-2, aveva molto più valore del “modello Cina”, ovvero il lockdown totale di attività, servizi e negozi con tanto di coprifuoco obbligatorio per le persone. Secondo quanto rivela oggi “La Verità” da quelle carte riemerse assieme ai vari verbali del Cts, in un documento del 8 giugno 2020 si discute di relazioni tra lockdown e sviluppo della pandemia: ebbene, la task force degli scienziati scriveva in merito al peso «relativamente contenuto dei flussi di interconnessione regionale», ovvero che non vi fu particolare aumento di infezioni con lo spostamento permesso tra regione e regione.
Tanto il Premier Conte quanto il Ministro della Salute Speranza, nei mesi dove inventarono modalità controverse per limitare la diffusione del Covid, avrebbero potuto dare ascolto a quella task force, o quantomeno provare a concepire altre strade rispetto a lockdown e coprifuoco. Niente modello Svezia mentre di fatto piena implementazione del “modello Wuhan”: questo venne scelto, anche quando venne consigliato al Governo l’opzione dei test sierologici di massa per provare ad allentare le restrizioni per chi fosse già uscito indenne dall’infezione Covid. Pure in quel caso l’esecutivo scelse la via consigliata dal consigliere di Speranza al Ministero, il professor Walter Ricciardi: restrizioni forti, nei primi mesi del 2020 e pure dopo l’estate, con il via libera del sistema a “colori” delle Regioni che – miste al coprifuoco – accompagnarono l’Italia fino all’arrivo del Governo Draghi con l’inizio della vaccinazione.