Cos’ha lasciato in eredità il Covid nelle nuove generazioni? Sicuramente trovarsi di fronte all’improvviso ad una pandemia con quotidiane immagini e notizie di morti trasmesse su ogni media ha messo a dura prova tutti, adulti e non. Ma sono soprattutto i giovani ad aver risentito maggiormente di tutte le misure restrittive che dall’oggi al domani li hanno privati di ogni forma di socialità. Si sono ritrovati da soli davanti ad uno schermo, senza incontri con gli amici, senza scuola e con uscite concesse solo per necessità ed entro determinati orari.



Tutto questo, soprattutto per gli adolescenti, ha avuto un impatto tale da riportarne ancora oggi le conseguenze, con un incremento di casi di depressione tra i giovani, ansie e paura del futuro. A confermare tutto ciò è stato anche il professor Francesco Vaia, direttore generale dell’Istituto Nazionale Malattie Infettive “L. Spallanzani” di Roma, intervistato da Libero dopo aver partecipato alla trasmissione Amici per incontrare gli allievi della scuola.



Vaia: “Bisogna incentivare i giovani alla vita e all’incontro con l’altro”

Il Prof Vaia ha posto l’attenzione sull’adozione delle misure restrittive Covid per periodi troppo prolungati, tali da “esacerbare le preoccupazioni dei più giovani”, trovatisi di fronte all’incertezza del futuro, e incentivando in loro la paura dell’ignoto e del catastrofismo. Il professore ha sottolineato anche che, sebbene l’uso dei social abbia aiutato e continui ad aiutare a tenersi in contatto coi propri coetanei, non bisogna mai trascurare l’importanza della vera realtà, fatta di sguardi e contatto: “bisogna incentivare i giovani alla vita, all’incontro con l’altro. Se togli loro quello, togli loro la cosa più importante che hanno”.



Lo stress dei due anni intensi di pandemia continua quindi a farsi sentire sui giovani d’oggi a livello psicologico, con un intensificato distacco dal mondo reale a favore della virtualità. Situazione, questa, che si è lasciata incancrenire, come ha detto lo stesso direttore dello Spanzani, durante il periodo emergenziale e anche dopo, peggiorando lo stato mentale delle nuove generazioni.