Il lockdown imposto durante la pandemia Covid ha alimentato l’aumento dell’estremismo di destra tra i bambini. Lo rivela un grafico esaminato dal Daily Mail, relativo al programma antiterrorismo Prevent del governo britannico, da cui si evince che il numero di ragazzi di 15 anni monitorati per il terrorismo di estrema destra è raddoppiato durante la pandemia, con 246 persone inserite in piani d’azione solo negli ultimi due anni. Un’impennata che può essere in parte attribuita alla quantità di tempo che i giovani adolescenti hanno trascorso online durante il lockdown. La Metropolitan Police segnala che è in aumento il numero di giovani adolescenti che si radicalizzano, e alcuni sono stati addirittura scoperti a pianificare attacchi terroristici, dopo aver «consumato materiale violento, odioso e razzista» online.
La situazione è peggiorata durante la pandemia Covid e «non c’è dubbio che ci sia stato un effetto a catena» dovuto all’aumento del tempo trascorso online dai giovani durante il lockdown. I dati mostrano che il programma Prevent ha ricevuto centinaia di segnalazioni da parte di genitori, insegnanti e persone care preoccupate per gli adolescenti coinvolti nell’ideologia di estrema destra. Gli ultimi dati mostrano che nel 2022-23 un totale di 115 giovani adolescenti sono stati classificati come a rischio reale di radicalizzazione, in calo rispetto ai 131 dell’anno precedente. Ma sono quasi il doppio rispetto ai 68 interventi di Prevent per i bambini radicalizzati dall’estrema destra per il 2020-21.
“ESTREMISTI SFRUTTANO GIOVANI VULNERABILI”
Questa settimana, il capo della polizia antiterrorismo, Maria Lovegrove, ha avvertito che la quantità di tempo che i bambini trascorrono online sta portando a un aumento del problema. Inoltre, ha segnalato che l’età media di coloro che vengono trattati da Prevent è «sempre più giovane», con dati che mostrano che il 31% di coloro che sono stati inseriti in piani d’azione hanno un’età pari o inferiore ai 14 anni. «Vediamo adolescenti molto giovani che si radicalizzano verso gravi reati di terrorismo, persino la pianificazione di attentati. Una delle cause di questa tendenza continua è la quantità di tempo che i giovani trascorrono online e purtroppo i bambini e gli adolescenti consumano materiale violento, odioso e razzista che può portare alla radicalizzazione», ha dichiarato Lovegrove, come riportato dal Daily Mail. «I giovani possono essere più vulnerabili a ciò che vedono online e gli estremisti lo sanno. Utilizzano una serie di spazi, reti e piattaforme digitali per influenzare e reclutare, creando contenuti che gradualmente attirano i giovani in spazi online più pericolosi», ha aggiunto.
Per Lovegrove decisivo è anche il contributo dei genitori, che dovrebbero prestare attenzione ai cambiamenti preoccupanti nel comportamento dei loro figli. «Insieme ai social media e alle aziende tecnologiche, siamo migliorati nell’identificare e rimuovere enormi volumi di contenuti estremisti. Ma c’è ancora molto da fare, ed è per questo che abbiamo bisogno dell’aiuto del pubblico sia per identificare e segnalare questi contenuti, sia per individuare i segnali che potrebbero influenzare qualcuno che amano. I genitori sono fondamentali in questa lotta e, anche se sappiamo che può essere scomodo parlare di estremismo ai bambini, i genitori dovrebbero prestare attenzione ai potenziali segnali che indicano che i loro cari sono vulnerabili al terrorismo», ha concluso il capo della polizia antiterrorismo.