Mentre una parte della comunità scientifica italiana continua a fare pressing sul governo affinché introduca un nuovo lockdown in Italia, il Governo Draghi prepara il piano B. A curarlo è il ministro della Salute Roberto Speranza che, secondo La Stampa, preferirebbe procedere con lockdown locali. Se però questi non dovessero fermare la diffusione delle varianti Covid, in particolare quella inglese, si procederà allora come a Natale, quando nei weekend l’Italia si colorava di rosso. Quindi, l’idea è di rendere zona rossa l’Italia nel weekend. Inoltre, non si esclude l’introduzione dell’obbligo di indossare le mascherine FFP2 nei luoghi chiusi, come ha già fatto l’Alto Adige. La stretta potrebbe essere inevitabile per scongiurare una terza ondata.
I contagi restano oltre quota 10mila, il tasso di positività sfiora il 5%, ma i morti hanno ripreso a salire, mentre i ricoveri calano, seppur di poco. Così sembra difficile riuscire a convincere la coalizione a procedere con un lockdown in Italia, per questo si sta lavorando ad un piano B.
LOCKDOWN NEI WEEKEND O CHIUSURE PROVINCIALI?
Secondo le proiezioni degli esperti, la variante inglese farà salire del 50% i contagi nel giro di tre settimane. Quindi, l’Italia potrebbe tornare a 20mila casi al giorno e almeno 500 morti al dì, visto che la variante inglese è pure più letale del 20-30%. Per ora si procede con interventi “chirurgici”, cioè i lockdown locali, ma si potrebbe arrivare alla zona rossa nel weekend. Per ora, comunque, l’Italia resta più gialla che arancione. Ci sarebbe la Valle d’Aosta peraltro con numeri da fascia bianca, dove tutto può riaprire. Invece rischiano di passare in zona arancione Emilia-Romagna e Marche, che quindi si aggiungerebbero a Liguria, Toscana, Abruzzo, Trentino-Alto Adige e Umbria. Invece la Lombardia non dovrebbe subire “declassamenti”, anche se resta in bilico. Discorso simile per Piemonte e Friuli-Venezia Giulia.
C’è poi una possibilità C. Quella di ragionare a livello provinciale. Secondo il fisico Roberto Battiston «guardare ai dati nazionali e a quelli regionali per arginare l’epidemia spinta dalle varianti non basta più». Quindi, suggerisce di traslare il sistema “a colori” a livello di provincia.