Più la curva dei contagi crescerà, più il Governo incontrerà difficoltà non solo nella gestione della “seconda ondata”, ma anche nel proseguire il suo percorso almeno fino al semestre bianco di Mattarella che lo metterebbe al sicuro dal ritorno anticipato alle urne. Come ci spiega l’editorialista del Sole 24 Ore Guido Gentili, inoltre, con le sue dichiarazioni sul Mes il Premier Conte ha aperto un caso politico che può portare a una verifica dagli sbocchi ancora difficili da prevedere.
Come vede la situazione per il Governo dopo una settimana in cui si sono susseguiti vertici e riunioni per cercare di affrontare l’impennata di contagi e c’è stato il varo della Legge di bilancio?
Noto una grande confusione, un affastellamento di provvedimenti in cui è difficile orientarsi. Siamo al secondo Dpcm in pochi giorni, preceduto ancora una volta da bozze e indiscrezioni, varato dopo un’infinità di vertici all’interno sia del Governo che della maggioranza e una manovra approvata “salvo intese”. C’è un caso in particolare che mostra il livello di confusione attuale.
Quale?
Nella conferenza stampa di domenica sera, Conte ha detto che i Sindaci potranno disporre la chiusura, dopo le 21:00, di vie e piazze dove si creano assembramenti. Nel testo del Dpcm il riferimento ai Sindaci è scomparso dopo le proteste dell’Anci, ma ora non è chiaro a chi spetta poter prendere questo tipo di decisione. Mi sembra un segnale indicativo di uno stato di confusione alto, cui corrisponde purtroppo un livello di qualità delle istituzioni basso.
Conte è comunque stato chiaro sul fatto che vuole scongiurare un nuovo lockdown. Lo fa per una questione di evidenti ricadute economiche?
Io penso che dopo il periodo in cui tra luglio e agosto è stato detto che il peggio era alle spalle, dopo l’elogio del Financial Times sulla gestione italiana dell’emergenza, ritornare a ipotizzare un lockdown trasmetterebbe l’idea che il Governo si è mosso male. Si vuole evitare, soprattutto in termini di consenso, di ritrovarsi in una condizione in cui ai responsabili dell’esecutivo possa essere posta la domanda: “Ma voi cosa avete fatto in questi mesi?”. Purtroppo è una domanda realistica che va posta.
Perché?
Perché ad agosto i controlli sono stati allentati, forse non è stato solo chiuso un occhio ma addirittura due. Sapevamo che a inizio settembre ci sarebbe stata la partita importantissima della riapertura delle scuole, ma non è stato fatto nulla sul terreno dei trasporti pubblici locali, e anche sul piano del tracciamento dei contagi, a cominciare dalla App Immuni, mi sembra che si possa parlare di un fallimento. Abbiamo i banchi a rotelle, ma anche di nuovo problemi sulle terapie intensive e di stress sugli ospedali in cui continuano a crescere i ricoverati per Covid. Parlare di lockdown diventa difficile, perché significa ammettere che le cose non sono andate come dovevano.
Se quindi a marzo e ad aprile l’emergenza aveva giocato a favore del Governo, stavolta può avere l’effetto contrario.
Certamente. In primavera l’improvvisa emergenza ha generato una compattezza politica-sociale del Paese. Ora il continuo aumento dei contagi può tradursi in una discesa di consensi per il Governo. Per questo c’è una resistenza a immaginare un nuovo lockdown, perché altrimenti si dimostrerebbe che è stato perso del tempo prezioso per attrezzarsi in vista di una possibile seconda ondata. Non ci sarebbe più come a marzo e aprile per il Governo un aumento di forza, ma di debolezza.
Conte nella conferenza stampa di domenica sera ha di fatto anche lasciato intendere che non prevede di ricorrere al Mes sanitario, prendendo posizione su un tema divisivo per la maggioranza.
Trovo singolare questa vicenda, perché nelle scorse settimane Conte aveva detto che non ci sarebbe stata nessuna guerra ideologica sul Mes sanitario, lasciando una porta socchiusa al suo utilizzo. Ora invece, nonostante le precisazioni di ieri, si ha l’impressione di una porta violentemente chiusa, tra l’altro con affermazioni molto discutibili.
Da che punto di vista?
Conte ha sostanzialmente detto che ricorrendo al Mes dovrebbe tagliare la spesa o aumentare le tasse per tenere il debito pubblico sotto controllo. Cosa dovremmo dire allora dei 100 miliardi di extradeficit degli ultimi mesi? Mi pare che la questione sia puramente politica e che crei un problema gigantesco per il Pd, visto che Zingaretti all’indomani delle elezioni del mese scorso era tornato a chiedere di far ricorso al Mes. Ieri il Segretario del Pd ha detto che il tema non può essere liquidato con una battuta in una conferenza stampa.
Cosa farà ora Zingaretti?
Credo che sia difficile far finta di niente. Mi pare che le cose si siano messe in un modo tale che è costretto a una scelta: o abbozza e fa finta che tutto quello che ha detto finora non conta nulla oppure se insiste c’è il rischio che sul tavolo del Governo arrivi un grande problema da affrontare, degno di una verifica vera, politica, approfondita, con sbocchi che ancora non possiamo immaginare.
Gualtieri la pensa come Conte sul Mes?
Ho notato che fino a poco tempo fa il ministro dell’Economia, che ha lavorato ai vertici di un’istituzione europea, lasciava la porta aperta al ricorso al Mes, ma da qualche giorno anche lui ha iniziato a chiuderla. In questo momento c’è sintonia tra il Premier e il titolare del Mef.
Alla luce di questa situazione, e delle possibili defezioni tra deputati e senatori, la maggioranza rischia di venir meno nelle votazioni parlamentari?
La situazione era già complicata, proprio per motivi legati alle assenza per Covid, in particolare al Senato. Dopo questa affannosa rincorsa su Dpcm e manovra, tenendo conto delle tensioni nella maggioranza, è ragionevole pensare a una situazione alle viste molto difficile. Tra l’altro i cosiddetti responsabili, specie in Forza Italia, avranno sicuramente più difficoltà a dare una mano a Conte vista la sua chiusura sul Mes.
Queste dichiarazioni sul Mes sembrano creargli più difficoltà che vantaggi: perché il Premier le ha fatte?
Perché evidentemente il Movimento 5 Stelle non gli consente agibilità su questo terreno. M5s è pur sempre il partito con più parlamentari e che ha espresso il presidente del Consiglio.
Più che l’immagine del mediatore stavolta di Conte emerge quindi quella di “appartenenza” al Movimento.
Esatto. Almeno sul Mes mi sembra molto chiaro.
Resta da vedere se lo emergerà anche su altre misure di stampo economico, come il blocco dei licenziamenti che sta creando tensioni nella maggioranza…
Se fino a poche settimane fa sembravano non esserci problemi, con l’aumento dei contagi sta emergendo la richiesta, specie da parte dei sindacati, di una proroga del blocco dei licenziamenti. Noto tra l’altro che dopo il lockdown ci sono stati diversi incontri tra l’esecutivo e i sindacati, mentre sono mancati con la parte datoriale. Non sarà facile trovare una quadra.
Per quanto si possa dire di un provvedimento “salvo intese”, la manovra sta diventando un provvedimento, più che di rilancio dell’economia, nuovamente di gestione dell’emergenza?
È una manovra che mi sembra ancora largamente sui binari della gestione dell’emergenza, che non apre un percorso riformista. Di fatto si coprono dei buchi, avanzando senza una strategia vera e propria. Anche sulla promessa riforma fiscale in realtà non c’è nulla, se ne riparlerà nel 2022. Mancano ancora dei segnali chiari sulle politiche attive del lavoro, sul “tagliando” al reddito di cittadinanza, su una linea diversa da Quota 100 per le pensioni.
(Lorenzo Torrisi)