Lockdown Milano, questo l’orientamento del Governo, che è intenzionato a chiusure mirate e locali e a introdurre nuove restrizioni a livello nazionale. Per ora, dunque, niente lockdown nazionale, ma per le aree metropolitane ad alto rischio, come appunto quella di Milano. Qui il numero di accesso ai pronto soccorso per casi respiratori o infettivi sta arrivando a quello della prima ondata di coronavirus. Numeri in rapida ascesa anche a Varese, Lecco e Como. Secondo quanto riportato dal Fatto Quotidiano, a Milano il pronto soccorso più intasato resta il Policlinico, mentre l’ospedale San Paolo ha registrato stamani code notevoli ma per i drive-in dei tamponi. Intanto il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, dopo una riunione con le direzioni strategiche di Ats e Asst di ieri ha annunciato che da lunedì i tamponi rapidi antigenici cominceranno ad essere usati da Ats e Asst in determinati ambienti pubblici, poi saranno forniti a medici e pediatri di famiglia che daranno la propria disponibilità.



«Queste tipologie di test consentono una rapida definizione dell’esito e sono quindi molto importanti per l’individuazione dei possibili casi Covid in diversi ambiti», ha spiegato il governatore lombardo. L’uso dei test antigenici rapidi sarà disciplinato tramite un apposito provvedimento iscritto all’ordine del giorno della prossima giunta regionale. (agg. di Silvana Palazzo)



LOCKDOWN MILANO DAL 2 NOVEMBRE? COSA PUÒ CHIUDERE

Sono ore di riflessione e confronto all’interno del Governo in vista del nuovo Dpcm. Si va verso un nuovo lockdown e il piano al momento è partire dalle città metropolitane, quindi Milano e Napoli, ma anche Bologna, Torino e Roma. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, l’idea dell’esecutivo è di introdurre zone rosse, limitare gli spostamenti tra Regioni e chiudere alcune attività nelle aree dove la curva dei contagi si è impennata pericolosamente. Il premier Giuseppe Conte voleva aspettare qualche giorno, ma il coronavirus sta correndo troppo, quindi prestissimo arriverà la nuova stretta. Cosa cambia per Milano e le altre città? Si parla di “cinturamento” con divieto di spostamento per i cittadini e blocco di tutte le attività, fatta eccezione per quelle essenziali. Si potrebbe partire già lunedì, infatti il Governo starebbe trattando con Regione Lombardia e il sindaco Beppe Sala per il blocco dell’area metropolitana dove il numero dei contagiati è salito e gli ospedali sono in grave affanno.

LOCKDOWN MILANO? A RISCHIO ANCHE MONZA E VARESE

In agenda c’è un incontro tra il governatore Attilio Fontana e il sindaco di Milano Beppe Sala. L’incontro, previsto il 2 novembre, sarà utile per valutare insieme con gli esperti i dati del weekend. Il rischio di una chiusura per la città di Milano è concreto. «La situazione è sempre più preoccupante. In questo fine settimana state il più possibile a casa e limitate gli incontri anche con familiari ed amici allo stretto indispensabile. I nostri morti ricordiamoli nel cuore e nella mente e non affollando i cimiteri». Questo l’appello su Twitter di Massimo Galli, primario del reparto di Malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano e docente all’Università degli Studi del capoluogo lombardo. Questa misura, secondo Il Messaggero, potrebbe essere applicata anche per altre realtà lombarde come Monza e Varese dove è stata registrata una impennata di nuovi contagi nei giorni scorsi.

«Tanti mi chiedono perché non chiudi, tanti chiedono che si faccia un lockdown, il punto è che per come vedo io le cose il Governo deve avere un ruolo importante in tutto ciò, non voglio scaricare le responsabilità, ma il punto fondamentale è che si può chiudere ma prima di chiudere bisogna dire a chi starà chiuso come verrà aiutato», ha dichiarato il sindaco di Milano in un video sui social.