Nel giorno in cui la Regione Lombardia firma la nuova ordinanza sul coprifuoco notturno attivo da domani e fino al 13 novembre prossimo, Il Fatto Quotidiano pubblica in edicola il “piano segreto” del Comitato Tecnico Scientifico Lombardia che, secondo la tesi del direttore Marco Travaglio, sarebbe stato ‘ignorato’ dai vertici regionali, Fontana e Gallera. Il “piano” prevedeva di mandare la città di Milano in totale lockdown dallo scorso venerdì 17 ottobre dopo che la pandemia nazionale nei giorni prima già avevano evidenziato una situazione «incontrollabile» nell’area metropolitana di Milano: Il Fatto ha visionato in esclusiva il documento con cui i medici del Cts si sono presentati al vertice di venerdì scorso a Palazzo Lombardia, dal quale invece è uscita una “ordinanza-ponte” fino al 19 ottobre in attesa del coprifuoco poi strutturato dalla giornata di domani. Un documento di 47 pagine intitolato “Report sintetico nuovi casi Covid 15.10.20”” è stato presentato agli amministratori locali e al direttore della sanità Marco Trivelli, i quali poi con consultazione durata diversi giorni, sono giunti ad una prima misura importante come il coprifuoco dalle ore 23 alle 5 del mattino dopo, con il “ritorno” dell’autocertificazione necessaria per potersi spostare in quella fascia oraria.



“IL FATTO” ATTACCA LA LOMBARDIA DI FONTANA

«Fontana e Gallera ancora una volta hanno osservato che la chiusura di Milano e dell’intera Regione – volta ad evitare lo stigma solo sul capoluogo meneghino – al massimo dovrebbe deciderla il governo. Ma l’unica misura che eviterebbe di precipitare verso la “fase rossa” del report rimasto inascoltato per gli scienziati è il lockdown», riporta il Fatto attaccando le scelte dei territori lombardi, in primis la Regione. Il report poi strutturato e aggiornato due giorni fa ha portato al coprifuoco, vista la previsione potenziale e allarmistica di 4mila i ricoverati nei reaprti Covid lombardi e 600 terapie intensive verso fine mese. Al momento i numeri restano più bassi, ma l’aumento dei contagi è sensibile: «Abbiamo una grande riserva di posti. Penso che noi in Lombardia possiamo arrivare a 1.400 posti di terapia intensiva. Sarebbe una scelta molto difficile, emergenziale, dedicarli tutti al Covid come abbiamo fatto a marzo. Per fare questo bisogna bloccare tutta l’attività degli ospedali. Come sappiamo ci sono anche altri malati», ha spiegato oggi ad Agorà Antonio Pesenti, coordinatore dell’unità di crisi per le terapie intensive della Regione Lombardia. Intervistato in esclusiva al Sussidiario, ha spiegato la situazione attuale il DG Sanità Trivelli: «Il nostro scopo è limitare l’estensione del contagio: dobbiamo evitare assolutamente che si arrivi a un milione di infettati a livello regionale. È la nostra soglia di sopravvivenza; oltre, l’epidemia diventa ingestibile e insostenibile. […] I prossimi 12 giorni saranno decisivi: dovremmo vedere i primi risultati”. Altrimenti bisogna ripensare le misure, anche un lockdown generale. Ma confidiamo che il segnale sia efficace».

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