Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di Microbiologia dell’Università di Padova, ha esternato ai microfoni dell’agenzia stampa Adnkronos Salute la propria posizione contraria nei confronti della possibile adozione di un lockdown per coloro che non si sono vaccinati contro il virus SARS-CoV-2. Il professore ha commentato l’ipotesi in questi termini: “Siamo di fronte a una follia dal punto di vista giuridico ed epidemiologico. Penso che siamo all’improvvisazione”.
Per aggiungere, successivamente: “Non ha nessun senso epidemiologico una decisione di questo tipo, anche perché i vaccinati trasmettono il virus. E uno che non si può vaccinare perché sta male che fa? Rimane a casa perché non si può vaccinare? La Costituzione non la prevede questa cosa”. Ecco dunque che Crisanti si è dimostrato profondamente in disaccordo con il modello Austria, che prevede appunto l’introduzione di un lockdown esclusivamente per coloro che non si sono vaccinati contro il Coronavirus, qualora si verificassero picchi nei contagi e le terapie intensive iniziassero ad andare in sofferenza.
CRISANTI CONTRO IL LOCKDOWN PER I NON VACCINATI, MA C’È CHI È FAVOREVOLE
Se Andrea Crisanti, tuttavia, è contrario al lockdown per non vaccinati, ci sono alcuni suoi colleghi che guardano con interesse a tale scenario, in primis Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive del policlinico “San Martino di Genova”, che proprio ad Adnkronos Salute ha dichiarato: “Concordo sulle restrizioni per i non vaccinati per accelerare le immunizzazioni. Il lockdown per i non vaccinati può essere uno stimolo, ma solo perché queste persone devono sapere che se si immunizzano li mettiamo in una condizione di non finire in ospedale e di non rischiare la vita”.
La pensa come Bassetti il virologo della Statale di Milano, Fabrizio Pregliasco, che ha asserito: “Mi sembra un’opzione possibile e interessante, che abbassa il livello di rischio nei contatti interumani. Non essendoci un manuale di gestione bisogna fare riferimento ad esempi e soluzioni varie e questa è una soluzione possibile, perché il rischio di infezione nei contatti tra non vaccinati o tra vaccinati e non vaccinati è superiore”.