Il lockdown a cui la maggior parte della popolazione mondiale è stata sottoposta per frenare la corsa del covid durante il 2020, secondo l’ex primo ministro inglese Kwasi Kwarteng, scelto nel brevissimo mandato di Liz Truss, non sarà mai più riproposto in futuro, neppure davanti a virus particolarmente pericolosi. Lo ha spiegato durante un’intervista condotta dal Daily Tepegraph e pubblicata in un podcast che indaga il difficile periodo pandemico.
Secondo Kwarteng, davanti ad un grave virus “non credo che il governa voglia ripete l’esperienza” del lockdown. La ragione, a suo dire, è soprattutto per via del “massiccio” impatto economico che le restrizioni, definite dal politico “draconiane”, hanno causato. Un rapporto parlamentare citato dal Telegraph, infatti, ha stimato che le restrizioni pandemiche sono costate, circa, 410 miliardi di sterline al governo inglese. Complessivamente, ritiene che davanti a sfide simili al covid, il governo inglese potrebbe optare per scelte “più strategiche e mirate“, che non colpiscano l’intera popolazione, come ad esempio un lockdown per i soli gruppi più vulnerabili.
La pandemia tra lockdown, costi e confusione
Continuando la sua intervista sul lockdown e sulla pandemia, Kwarteng, alla domanda su come le persone giudicheranno l’operato pandemico del Governo inglese, ha detto che, secondo lui, “diranno che ha fatto del suo meglio“, pur sottolineando che “c’è stata molta confusione” specialmente per quanto è riguardato “la tabella di marcia” per uscire dall’isolamento pandemico.
Davanti all’ipotesi di un nuovo lockdown, invece, ritiene che il Governo “cercherebbe di tenere le cose aperte più a lungo e di affrontare la minaccia del virus, ma in modo meno draconiano”. Secondo lui “la gente dirà che abbiamo salvato delle vite, ma l’impatto è stato enorme. Non credo che accadrà di nuovo”, sottolineando che “chiunque avrà al potere, non risponderà allo stesso modo”. Parlando, poi, dell’impatto effettivo del lockdown, Kwarteng ha elencato “il debito che abbiamo ora, il fatto che le tasse siano dovute aumentare per pagare quei debiti, il fatto che non stiamo crescendo [economicamente] in modo veloce” senza tralasciare l’impatto sociale delle misure che ha reso “difficile per alcuni bambini socializzare con gli altri perché hanno trascorso i primi anni di vita rinchiusi”.