Succedono cose assurde a Shanghai, scene che neppure nei primi mesi della pandemia Covid sono state viste. Dai robot che intimano i cittadini a tornare casa, cani picchiati perché potrebbero aver contratto il virus, contagiati prelevati a casa e portato in hangar in attesa che guariscano, ma anche bambini allontanati dai genitori. È in corso un lockdown durissimo che sta vivendo sulla sua pelle anche un italiano. Carlo Dragonetti, originario di Trani, in Puglia, vive a Shanghai da otto anni. È negativo, ma è chiuso in casa da oltre venti giorni. Questo per la quarantena preventiva imposta nonostante i positivi siano meno di 200mila su una popolazione di 26 milioni di abitanti. Il timore del governo cinese è per gli anziani non vaccinati. Così però una città intera è reclusa.



Non si può uscire di casa. Il Governo ha centralizzato tutte le risorse alimentari: ogni due giorni ci arrivano robe da mangiare. Il sapone, l’olio, la carta igienica ci vengono consegnati da funzionari del governo”, racconta a True News. Le libertà personali, dunque, sono assolutamente limitate. La vita è cambiata sensibilmente. Per chi vive in una città all’avanguardia, tecnologicamente avanzata, questa situazione stride ancora di più. “Questo lockdown ci sta mandando fuori di testa”. Una situazione ben diversa da quella che si vive in Occidente. “Il cinese medio che guarda la Champions League o vede i Maneskin al Coachella, dove il pubblico sta gomito a gomito, si fa due domande”, commenta il 28enne.



CAOS COVID CINA E LA STRATEGIA ZERO COVID

Per Carlo Dragonetti la questione è anche politica. Tra sei mesi, secondo alcune voci di corridoio, ci dovrebbe essere la terza rielezione di fila del presidente Xi Jinping che è convinto della bontà della strategia Zero Covid. Il governo cinese, infatti, vuole dimostrare che sia vincente rispetto al modello adottato dall’Occidente. Ma è emersa una contraddizione evidente: da un lato si corre verso il futuro, dall’altro c’è un sistema non in grado di reggere l’ondata di contagi. Dunque, il patto sociale secondo il quale lo Stato deve occuparsi della crescita del welfare, mentre i cittadini devono sottostare alle decisioni dei vertici, senza protestare, sta saltando. “Questa promessa non è mantenuta”.



Se prima un cittadino di Shanghai si preoccupava di scegliere dove andare in vacanza in Europa, “il problema principale ora è trovare un’applicazione da cui comprare cibo che non sia la cipolla che ci manda lo Stato”. Così i cittadini, ad esempio, si stanno organizzando condominio per condominio per fare un’ordinazione collettiva e limitare il numero dei rider in giro. “Accadono cose assurde, che hanno poco senso: ci sono quelli che hanno ammazzato i cani perché, fino a prova contraria, si crede che gli animali possano contrarre il virus. Diversamente da quanto sappiamo in Occidente. Ci sono video di gente che va a fare il covid-test alle galline. C’è un alto livello di disinformazione scientifica”.