C’è stato un momento particolarmente delicato nella vita di Lodo Guenzi de Lo Stato Sociale, un momento di sconforto, buio. «La percezione di un soffitto invisibile oltre il quale non si può arrivare, di un mondo in cui ti fanno la morale se non accetti di essere sacrificabile, ti dà nell’età della formazione un antipasto di quello che poi avrai», esordisce a Da noi… a ruota libera. «Fuori è terribile, il mondo del lavoro è terribile». A tal proposito aggiunge: «Eccellere non è un diritto, ma una sfida personale. Il problema è che sopravvivere è un diritto, tutti dovrebbero avere uno stipendio decente, anche se non sono bravi. Questa gara per l’eccellenza diventa una scusa per sfruttare».
A questo punto si arriva al discorso delle fragilità nascoste, che possono corrodere l’animo. Lodo Guenzi è stato, infatti, vittima di bullismo da ragazzino. «Sono nato in una famiglia benestante, quindi ho solo avuto questo problema. Un certo egocentrismo con cui sono nato mi portava ad essere molto rumoroso, a cercare attenzione a scuola, ma se non hai niente da dire vieni menato, perché la gente è spietata. Per questo ho cercato di avere qualcosa da dire».
“HO PENSATO DI FARE UN GESTO ESTREMO MA…”
La cosa che lo ha colpito dopo aver raccontato la sua esperienza, «si è scatenata una cattiveria contro persone che avevano solo 12 anni». C’è una mancanza di empatia che poi porta a sfogare il peggio di sé con violenze trasversali. Lodo Guenzi de Lo Stato Sociale ha ammesso di aver pensato qualche volta ad un gesto estremo. «Sì, ma senza entrare in intimità che rischiano di essere pruriginose o vittimistiche… Credo che la fragilità, che era totalmente oscurata nel racconto pubblico fino agli anni ’90, ora è diventata centrale, ma anche con un portato di remissività. Dieci anni fa si faceva una band perché eravamo dei disadattati. Ora ti concedono la possibilità di essere fragile se non rompi le palle al sistema che produce questa sofferenza», racconta a Da noi… a ruota libera.