LE CONFESSIONI DELL’EX DEPUTATO PD: “IL LODO MORO ESISTE E…”

Notizia n.1: il Lodo Moro esiste. Notizia n. 2 (ma in alcuni ambienti della sinistra questa potrebbe non essere una vera e propria “novità”): l’accordo tra Italia e terroristi palestinesi fu cosa “buona e giusta”. Questo emerge dall’importante intervista rilasciata da Gero Grassi, ex deputato Pd e componente della Commissione Moro, a “Il Tempo” in vista dell’anniversario per i 42 anni dalla Strage di Bologna (2 agosto 1980). Quello che per decenni è stato considerato il presunto patto segreto di non belligeranza tra Stato Italiano e Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP), ciclicamente viene ripreso come possibile spiegazione dietro l’indegna strage alla Stazione di Bologna, dover persero la vita 85 persone. «Il Lodo Moro non solo esiste, ma sono convinto che sia stato una buona cosa per proteggere l’Italia», lo ha detto Grassi nell’intervista al quotidiano romano, alla vigilia dell’anniversario della strage. Disastro aereo di Ustica (27 giugno 1980), Stazione di Bologna (2 agosto sempre 1980), scomparsa in Libano dei giornalisti De Palo e Toni (settembre 1980) rappresentano solo alcuni dei “misteri” che potrebbero vedere novità imponenti sotto la voce “verità storica” qualora si dimostrasse l’esistenza del “Lodo Moro” (dal nome dell’allora Ministro degli Esteri del Governo Rumor, per l’appunto l’ex segretario Dc Aldo Moro rapito e ucciso nel 1978 dalle Brigate Rosse).



Il Lodo Moro trova conferma storica, spiega ancora l’ex deputato Dem, nelle parole di Bassam Abu Sharif, portavoce del Fplp e poi uno dei consiglieri più fidati di Yasser Arafat: intervenuto nella Commissione Moro, il palestinese ha spiegato di essere stato presente durante la firma del patto segreto che serviva a proteggere l’Italia da azioni criminose. «In cambio il nostro Stato offriva mezzi sanitari, alimentari e scolastici alla Palestina, più il tentativo di farlo riconoscere come stato autonomo», sottolinea ancora Gero Grassi al “Tempo”. Viene però da chiedersi come mai dopo quella audizione il Lodo Moro rimase comunque un “mistero” e non un fatto conclamato: «non lo dovete chiedere a me, ma io sto dicendo quello che noi abbiamo saputo in Commissione. Poi che alcuni ancora lo neghino è un problema loro».



STRAGE DI BOLOGNA, QUALE LEGAME CON IL LODO MORO

Grassi contesta la “ridicolizzazione” del Lodo Moro fatta da Cossiga negli anni Ottanta: «ha tentato di distruggere l’immagine di Moro, ma il Patto serviva a proteggere l’Italia, non a creare “casini». Al netto del giudizio di merito sul comportamento dell’ex Presidente della Repubblica (che ha sempre ritenuto invece Aldo Moro uno dei suoi amici più cari, nonostante la distanza politica in seno alla Democrazia Cristiana), il nodo dell’accordo tra Prima Repubblica e terroristi palestinesi resta il punto più interessante per possibili evoluzioni di analisi e studi sul periodo che ha segnato per sempre la storia del nostro Paese. «La politica italiana è sempre stata più filo-palestinese che filo-israeliana», ribadisce Grassi, «con questo si spiegano molte cose, ma poi entriamo nel campo delle spiegazioni». Per l’ex deputato Pd, è indegno che ancora oggi non vi sia piena verità e giustizia sulle 85 vittime della Strage di Bologna.



«Delle carte secretate della strage di Bologna, connesse al caso Moro, non posso parlare perché c’è il segreto di Stato. A me sembra che leggendo quelle carte, la verità manchi di qualcosa, di più non posso dirle», ammette con mistero ancora Gero Grassi, mettendo di fatto in forte dubbio che vi sia solo la “pista nera” dietro la strage bolognese. «la magistratura ha letto le carte secretate? Se le ha visionate è una cosa, se non lo ha fatto è un’altra cosa. Il problema sono le carte secretate. Ultimamente ne sono state desecretate alcune, ma non tutto». Dalla Strage di Bologna nel 1980, allo stesso rapimento dell’ex Ministro e Segretario Dc: il “Lodo Moro” potrebbe davvero essere all’origine di molti “misteri” italiani, in grado forse di renderli meno “inarrivabili”. L’uomo condannato in primo grado all’ergastolo per la Strage di Bologna, Paolo Bellini, in questi giorni ha denunciato la vicenda del Lodo Moro come possibile causa all’origine dell’attentato: «Io non sono uno stragista. Non ero a Bologna il 2 agosto 1980, non faccio parte né del Sisde né del Sismi, né dei massoni. Con me hanno sbagliato indirizzo. Io non farò il coperchio di questo sarcofago», spiega all’Adnkronos il condannato. In quel periodo, sottolinea ancora Bellini, «ero inserito in un ambito ben definito della Democrazia cristiana. La Dc in quel periodo aveva un interesse ben preciso e non dovevano essere usati elementi dei Servizi. Serviva qualcuno che non avesse contatti con i Servizi e allora chi hanno preso? Chi hanno usato? Bellini. Mi hanno usato per ricucire lo strappo che si era venuto a creare con l’arresto di quelli dei missili di Ortona (i tre autonomi romani e Abu Anzeh Saleh, nel novembre 1979». Non solo, Bellini racconta di essere stato rapito e drogato dal Mossad per sapere cosa facesse a Bologna ad inizio anni Ottanta, «periodo in cui era in piedi la trattativa tra il Fronte popolare per la liberazione della Palestina e chi di competenza per ricucire lo strappo che si era creato nel Lodo Moro».