La logistica sta attraversando un momento di grandi trasformazioni, implementando sempre di più le innovazioni tecnologiche, nonostante l’incertezza di un contesto economico in cui guerre e minacce di dazi non danno la possibilità di programmare con serenità il futuro. Il settore è sotto stress dal punto di vista del contenimento dei costi, dell’aggiornamento tecnologico, della ricerca del personale, ma, come spiega Renzo Sartori, presidente di Number 1 Holding, azienda leader del comparto e vicepresidente di Assologistica, si sta definendo sempre di più come un comparto strategico per lo sviluppo. L’inserimento nella legge di bilancio del meccanismo di reverse charge, il nuovo contratto nazionale di lavoro, la continua innovazione dei sistemi, appoggiandosi anche a realtà come il Politecnico di Milano, restituiscono l’immagine di un settore comunque dinamico, che sta cercando di adeguarsi a un mondo e a un’economia che impongono continui cambiamenti.
Presidente Sartori, Number 1 si conferma leader nella logistica integrata per il largo consumo. Quali sono stati i traguardi raggiunti nel 2024 e quali le sfide per il 2025?
Il 2024 è stato un anno complesso per Number 1, in cui si è verificato un consolidamento della situazione post-pandemia. Se il 2022 è stato ancora influenzato dall’emergenza sanitaria e il 2023 ha registrato un rimbalzo economico, il 2024 ha rappresentato, infatti, una fase di stabilizzazione, durante la quale sono emerse, per noi come per il settore, tante sfide strutturali latenti. L’inflazione, sebbene in calo, ha generato squilibri persistenti. Inoltre, le aziende nostre clienti del settore food, beverage, health e beauty care hanno dovuto rafforzare la loro competitività, adottando strategie di contenimento costi non applicate esclusivamente alla leva del prezzo.
Cosa ha significato questo per la logistica?
La logistica ha dovuto affrontare un’intensificazione delle pressioni sui livelli di servizio, in particolare relativamente alla puntualità e all’accuratezza delle consegne. Il tutto in un contesto globale segnato da una grande instabilità geopolitica, che ha aumentato l’incertezza economica e la volatilità dei costi. Per Number 1, il 2024 ha rappresentato un anno di sviluppo, ma anche di forte tensione sui margini operativi che abbiamo gestito facendo squadra con la filiera, che da sempre è il nostro approccio, collaborando con le aziende di produzione e rafforzando il rapporto con la grande distribuzione che è, nella maggior parte dei casi, il nostro punto di destino.
Come va sviluppato il rapporto con la grande distribuzione?
La grande distribuzione rappresenta il 75% del nostro mercato e, nel corso dell’ultimo anno, abbiamo investito significativamente nel miglioramento dei processi e nell’innovazione tecnologica. Uno degli aspetti critici su cui lavoriamo tanto è l’ottimizzazione della saturazione dei mezzi e dei tempi di consegna: eventuali ritardi generano congestioni nei centri di distribuzione, compromettendo l’efficienza complessiva di tutta la supply chain. Il nostro principale obiettivo è quindi semplificare e ottimizzare ogni fase del processo: dalla preparazione della merce nei magazzini fino alla sua ricezione nei centri distributivi. In parallelo, questo ha una ricaduta sulla sostenibilità ambientale: i nostri clienti richiedono sempre più spesso un monitoraggio preciso delle emissioni di CO₂. Per poterle rendicontare, stiamo testando un innovativo sistema di misurazione per singola tratta e cliente, supportato da un software dedicato.
Il sistema, insomma, deve essere sostenibile? Un valore ormai irrinunciabile?
Assolutamente sì. La sostenibilità per noi, però, non è solo ambientale, ma anche economica e sociale. La logistica è parte integrante del tessuto produttivo e territoriale e non può prescindere dalle dinamiche sociali. In particolare, il settore impiega un numero significativo di lavoratori di origine straniera, la cui integrazione rappresenta una sfida cruciale. È necessario comprendere e affrontare le problematiche legate all’immigrazione, trasformando questa diversità in un asset strategico per il Paese. Per questo motivo, proseguiamo con impegno la collaborazione con Associazione Next, con l’obiettivo di favorire una vera inclusione attraverso il lavoro.
Uno dei dibattiti più caldi è quello sul reverse charge, inserito in legge di bilancio 2024 per contrastare fenomeni di evasione e frodi. Qual è la sua valutazione su questa norma?
Ho seguito da vicino l’iter normativo del reverse charge e, in particolare, Assologistica ha creduto fortemente nell’introduzione di questa misura. Il reverse charge non è un meccanismo inedito: prevede che il committente versi l’IVA per conto del fornitore, garantendo così che l’imposta venga effettivamente corrisposta. Questo sistema non elimina la responsabilità tributaria di chi eroga il servizio, ma semplifica la gestione e riduce il rischio di evasione fiscale. Siamo molto contenti che sia stato inserito in legge di bilancio, ora attendiamo con urgenza la circolare attuativa dell’Agenzia delle Entrate, necessaria per chiarire le modalità applicative.
Se il meccanismo è già conosciuto, perché non è stato applicato prima?
Il principale ostacolo era rappresentato dalla necessità di ottenere una validazione da parte dell’Unione Europea. Il governo, con la legge di bilancio 2024, ha individuato una soluzione alternativa, consentendo un accordo diretto tra committente e fornitore per il pagamento dell’IVA in surroga, senza alterare il computo dell’imposta per il committente stesso. È un provvedimento che valorizza la trasparenza del settore e tutela le aziende che operano correttamente. Siamo grati al governo e, in particolare, al ministro Leo per aver sostenuto questa misura, che rappresenta un passo avanti significativo per tutto il comparto logistico.
Perché è necessario introdurre questo meccanismo?
Il problema era che, in assenza di questo strumento, il mancato versamento dell’IVA da parte di alcuni operatori generava distorsioni competitive e danni economici per le aziende che operavano invece con regolarità. Il reverse charge offre una soluzione efficace e protegge sia le imprese virtuose sia l’intero sistema fiscale nazionale.
Se il committente paga l’IVA direttamente e non dà più quei soldi al fornitore perché la paghi lui, ci potrebbe essere una temporanea diminuzione della liquidità a disposizione dei fornitori per le loro operazioni. Come viene compensata questa situazione?
La soluzione è un accordo tra committente e fornitore che riequilibri il cash flow. Ad esempio, ridurre i tempi di pagamento da 60 a 30 giorni può generare un effetto positivo sulla liquidità, innescando un meccanismo virtuoso e sostenibile.
Come sta incidendo sul settore il contratto nazionale di lavoro, il nuovo contratto collettivo?
Il rinnovo contrattuale è stato il risultato di una trattativa complessa, che ha coinvolto non solo gli aspetti economici, ma anche l’inquadramento professionale a vari livelli, dall’apprendistato allo staff leasing. L’accordo raggiunto rappresenta un passo avanti significativo: prevede un aumento salariale del 12% in tre anni. Per le aziende rappresenta un incremento rilevante dei costi, ma che reputo necessario per valorizzare il lavoro nella logistica. Questo contratto, infatti, riconosce la dignità del lavoro e contribuisce a rendere più attrattivo un comparto che ha un crescente bisogno di giovani e nuove figure, anche a livello manageriale.
Dal punto di vista delle risorse umane anche la logistica fatica a trovare i profili professionali di cui ha bisogno?
Il settore non ha ancora trovato un equilibrio su questo aspetto. La carenza di autisti, addetti ai magazzini e mulettisti resta un problema irrisolto, a cui si aggiunge una mobilità elevata dei profili più qualificati e dirigenziali, e questo rappresenta un rischio di instabilità per le aziende, che spesso finiscono per contendersi i talenti. È essenziale intervenire per rendere il settore più attrattivo, partendo dalla percezione del suo ruolo strategico nell’economia. Oggi la logistica soffre di un’immagine frammentata e di poca trasparenza; quello di cui abbiamo bisogno è di raccontare diversamente il nostro settore anche sui media, lavorando parallelamente sulla formazione a tutti i livelli, per garantire un bacino di professionisti preparati.
Su cosa occorre puntare?
L’innovazione è il fulcro dello sviluppo della logistica. Lo è per tutti i comparti, perché senza un’evoluzione costante nei processi e nelle tecnologie rischiamo di perdere competitività. In questo, la digitalizzazione è cruciale: gestiamo 900.000 metri quadrati di magazzini in tutta Italia e senza sistemi informativi efficienti diventa impossibile tracciare i prodotti. Abbiamo letto recentemente degli attacchi informatici alla GDO; anche per noi la cybersecurity è un tema di primaria importanza, perché esiste una minaccia reale e un’infrastruttura non adeguatamente protetta può subire blocchi operativi devastanti. In questo ambito, il Politecnico di Milano, attraverso l’Osservatorio Contract Logistics, sta portando avanti un lavoro prezioso per supportare il settore nell’affrontare queste sfide.
Il contesto economico oggi è caratterizzato dall’incertezza, anche per l’arrivo di Trump, che minaccia dazi a destra e a manca. Che tipo di futuro vi aspettate?
L’imposizione di dazi è un rischio concreto per noi, perché colpisce direttamente i nostri clienti, molti dei quali esportano oltre il 50% della loro produzione. Eventuali restrizioni sul commercio internazionale avrebbero ripercussioni immediate anche sulla logistica. In questi giorni guardiamo con speranza alla tregua di Gaza e al rientro dei profughi da un lato e degli ostaggi dall’altro. Siamo nell’anno del Giubileo della speranza e vogliamo essere fiduciosi sul futuro, forti della nostra capacità di adattamento e innovazione.
(Marco Tedesco)
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