È nata nel 1996 come spin-off di Barilla. Ma ora Number 1 Logistics Group è una società leader nel suo settore, gestendo soprattutto prodotti food con una rete che copre 120 mila punti vendita in tutto il Paese. Estesa, quindi, con 9 hub e oltre 50 magazzini, ben oltre la sede centrale di Parma. Un’azienda capace di raccogliere le sfide dell’efficienza e dell’ottimizzazione in un mercato della logistica che sta conoscendo grandi cambiamenti, affrontati all’insegna della sostenibilità, declinata sotto diversi aspetti: quello ambientale, sociale e di governance. Un percorso, spiega Davide Villani, amministratore delegato, che si è arricchito con la presentazione di un bilancio di sostenibilità, strumento attraverso il quale vengono comunicati e monitorati gli obiettivi perseguiti sotto questo punto di vista dall’impresa. Number 1, prima nel suo settore a diventare società benefit, partecipa a Cibus, il Salone internazionale dell’alimentazione di Parma, dove caratterizza la sua presenza anche attraverso un convegno che mette a tema proprio la sostenibilità come valore strategico per le aziende.



Come ha chiuso la vostra azienda il 2023 e come si preannuncia il 2024 alla luce di quanto è successo finora?

Il 2023 è stato un anno positivo: a livello di fatturato siamo intorno ai 400 milioni e siamo cresciuti nonostante il calo dei consumi, compensati con l’entrata di nuovi clienti. Abbiamo messo le basi per lo sviluppo futuro, che ci vede ancora protagonisti nel 2024 con l’avviamento di due hub importanti, quello di Bologna e quello di Capua, e con investimenti importanti. È entrato in funzione un sistema di informazioni real-time, relative a tutte le nostre operazioni di magazzino e di trasporto, che permette di trasferire i dati sia a monte che a valle della nostra filiera. Siamo cresciuti anche come capacità operativa: la nostra azienda di trasporto diretta è arrivata a oltre 200 trattori e ci siamo rafforzati nella gestione diretta dei magazzini.



In questo periodo sono stati aperti anche nuovi servizi?

Abbiamo cominciato ad aprire la nostra azienda a servizi di groupage, per collegare la piccola e media industria con la grande distribuzione. Abbiamo investito anche nel noleggio dei pallet, degli Epal, con risvolti importanti dal punto di vista della sostenibilità. Ci siamo confermati leader di mercato nel food, nell’home care, nel petfood e nel beverage. Abbiamo oltre 60 magazzini gestiti in Italia, 9 hub importanti, oltre 120 mila punti di consegna. Il 2023 è stato un anno relativamente tranquillo: l’anno precedente le aziende come la nostra sono state colpite da un incremento repentino dei costi di produzione, del gasolio, dell’energia in generale, dei pallet, dell’acciaio per le scaffalature, che ci hanno creato problemi.



In termini di organizzazione e di struttura dell’azienda, quali sono le sfide che dovete affrontare, in particolare dal punto di vista tecnologico?

In generale, il nostro settore è alla ricerca di un equilibrio tra quello che era l’appalto e la gestione diretta delle attività: noi su questi temi ci siamo mossi per tempo. Molte imprese hanno il problema di passare da 300 a 2mila persone: non è un passaggio indolore per le 1700 persone che prima erano gestite dagli appaltatori. I muscoli di un’azienda che a 300 lavoratori white collars ne aggiunge 1700 tra blue collars e autisti sono da sviluppare. Anche noi siamo cresciuti, ma abbiamo sviluppato l’azienda di trasporto (che abbiamo acquisito) e formato le persone che gestiscono i magazzini a partire da otto anni fa. In questo dovremmo essere un po’ più avanti rispetto alla concorrenza. Le nostre sfide sono principalmente quelle della sostenibilità, della digitalizzazione e dell’automazione. Sulla digitalizzazione siamo avanti, è una conditio sine qua non per passare a forme di automazione sempre più efficaci: tutti i processi devono essere digitalizzati e le basi dati devono essere molto sicure e certe, per garantire un’automazione che utilizzi l’intelligenza artificiale oppure un’automazione meccanica per il movimento delle merci.

Qual è il senso della vostra partecipazione a Cibus, cosa rappresenta per voi che vi occupate di logistica essere in una manifestazione che fa da vetrina al settore dell’alimentazione?

Il food è il nostro mondo e la nostra visione è di cercare di essere un anello di congiunzione efficiente, efficace e, speriamo, innovativo tra industria alimentare e retailer. Di qui l’importanza di dialogare con produttori e retailers, provando a collaborare tutti insieme per l’ottimizzazione della filiera.

La vostra è una società benefit, capace quindi di darsi obiettivi rilevanti dal punto di vista della ricaduta sociale dell’attività. Cosa significa, come cambia l’approccio al business?

Siamo stati i primi nel nostro settore a diventare una società benefit: abbiamo sempre pensato come azionisti che la nostra impresa non doveva misurarsi solo sul profitto ma anche sul contributo positivo che riusciamo a dare a tutti gli stakeholder in senso molto ampio. È quello che pensiamo della funzione sociale dell’impresa. Sia io che il vicepresidente Giampaolo Calanchi abbiamo ricevuto qualche insegnamento in questo senso dalla Barilla, che ci ha cresciuto con concetti come questi nell’educazione che l’azienda dava ai suoi manager. Siamo concentrati sul portare avanti questi valori, su cui vogliamo che tutti i nostri collaboratori si identifichino e costituiscano l’identità aziendale – fattore critico di successo nel lungo termine per le imprese di logistica.

La vostra azienda è sensibile al tema della sostenibilità. In occasione di Cibus organizzate un convegno su questo tema. Quanto pesa questo principio nello sviluppo dell’impresa?

Siamo piuttosto attivi nel mondo della sostenibilità. La nostra flotta di trasporto è la meno inquinante d’Italia, abbiamo solo lng e camion euro 6 D. Emettiamo circa 70mila tonnellate di Co2 equivalente, consumando il 30% in meno rispetto alle medie di mercato. I magazzini producono 4mila tonnellate di Co2 equivalente: i nuovi impianti cerchiamo di farli senza consumi di suolo. Hanno tutti il fotovoltaico e le batterie al litio nei carrelli che girano nei magazzini. Cerchiamo di avere un impatto positivo sull’ambiente.

Quanto è importante oggi la sostenibilità per rimanere sul mercato? La vostra clientela vi chiede conto di quello che fate in questo campo?

Alcune aziende sì. Sono seriamente interessate a questo. Però non è ancora patrimonio comune diffuso. I clienti ce lo chiedono, ma c’è chi va in fondo a queste richieste e chi meno. La richiesta di adeguamento a valori di sostenibilità è molto aumentata. La capacità di investire delle aziende è piuttosto limitata, ma ci possono essere azioni che mirano a ridurre gli sprechi e che si traducono in efficienza. Noi siamo concentrati su un solo mercato, quello del grocery, possiamo avere quelle economie e sinergie che permettono di ottimizzare il trasporto, riempiendo tutti i camion. Così ne facciamo viaggiare di meno. Questo ha immediatamente un impatto ambientale.

La ricerca della sostenibilità, insomma, può essere conveniente anche per l’azienda?

Per alcune cose sì, soprattutto in un’ottica di filiera. Parlando con fornitori e distributori si riesce a diminuire gli sprechi. Dal punto di vista sociale, invece, siamo promotori dell’associazione Next che si occupa di inserire i lavoratori in difficoltà. Potrei citare la collaborazione con il Banco alimentare: l’anno scorso abbiamo effettuato 400 viaggi con 7mila tonnellate di prodotto. Altri temi sui quali siamo impegnati sono salute e sicurezza. E quello delle pari opportunità, su cui ci certificheremo nel 2024. Senza dimenticare la formazione: abbiamo assunto più di 150 giovani dall’università e non possiamo non pensare a formarli. Abbiamo rivisto anche tutti i sistemi di governance: ci interessa, come ho già detto, che i valori che portiamo avanti, i comportamenti etici e trasparenti, siano patrimonio di tutte le persone che lavorano per noi. Per il primo anno presentiamo un bilancio di sostenibilità, perché è giusto andare a misurare il percorso aziendale in tutti e tre gli aspetti della sostenibilità di cui ci occupiamo: ambientale, sociale, di governance.

(Marco Tedesco)

 

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