Sono ancora molteplici le incognite che permeano la ripartenza degli spostamenti fra le regioni il 3 giugno, con particolare riferimento a quelle a più elevato indice di contagio, come la Lombardia. Per carità, di certo ancora non c’è nulla: si dovranno prima attendere i dati del monitoraggio del Ministero della Salute, che saranno analizzati con dovizia di particolari per capire se davvero sarà possibile riaprire gli accessi nel territorio regionale a chi proviene da altre aree d’Italia. Come riporta “Il Corriere della Sera”, tale clima di incertezza sta inquietando anche il sindaco di Milano, Beppe Sala, il quale ha dichiarato: “Non ce lo dicano il giorno prima se non si dovesse riaprire, cosa che non mi auguro. Non ce lo facciano cadere dall’alto, ma ce lo spieghino, perché sì o no”. Il Comitato tecnico-scientifico si pronuncerà fra giovedì e venerdì, ma gli scienziati predicano cautela: “Attenzione, i rischi di questa corsa folle verso la normalità sono altissimi. Se la circolazione riparte, la situazione ancora difficile di alcune regioni potrebbe estendersi anche a quelle con zero contagi”.
LOMBARDIA ANCORA CHIUSA DOPO IL 3 GIUGNO? PREOCCUPANO I NUMERI
Eppure, a ben guardare, i segnali per essere ottimisti alla Lombardia non mancherebbero. Come ricorda “Il Sole 24 Ore”, l’aumento dei nuovi contagi avanza quotidianamente sotto l’1% e i nuovi ricoveri sono inferiori ai dimessi ormai da quasi due mesi. Per capire cosa preoccupa il mondo della scienza e cosa costituisce un freno alla riapertura dei confini, occorre guardare ai nuovi contagi settimanali e al numero di malati complessivi rispetto alla popolazione. L’epidemiologo Vittorio Demicheli, membro della task force sanitaria del Ministero della Salute in riferimento alle Regioni, l’ha spiegato in maniera inequivocabile e precisa: “In base all’ultimo monitoraggio della scorsa settimana, la Lombardia ha 2,4 nuovi contagi a settimana ogni 10 mila abitanti. Il Veneto e la Toscana sono a 0,4, Sardegna e Sicilia a 0,1. In sintesi vuole dire che, vivendo in Lombardia, il rischio di sviluppare la malattia nel corso di una settimana è pari a 2,4 casi ogni 10 mila abitanti”. Un dato impossibile da ignorare e che potrebbe fare slittare di qualche settimana il ritorno alla normalità negli spostamenti.