INQUINAMENTO E ALLEVAMENTI IN LOMBARDIA: I DATI

In Lombardia ci sono in media almeno tre animali per ogni cittadino: sono oltre 31 milioni quelli allevati, quasi tutti in maniera intensiva. Lo rivela un’inchiesta del Fatto Quotidiano, che ha usato i dati sul sito della Banca dati nazionale dell’Anagrafe Zootecnica creata dal Ministero della Salute. Questi numeri hanno un significato, basti pensare agli effetti di questa situazione, come l’inquinamento delle falde e l’alterazione dell’equilibrio dei fiumi, in virtù del rilascio di nitrati nelle acque. La tesi è che lo smog che colpisce Milano e altre province, tra cui quella di Cremona, è dovuto anche ad alcune emissioni odorigene che, quando vengono liberate nell’atmosfera, si combinano con altri gas dando vita alle polveri sottili.



La mappa mostra che il record di animali allevati è detenuto dalla provincia di Brescia, dove ci sono 12,3 milioni di esemplari. Al secondo posto c’è quella di Mantova con 7,6 milioni di capi, mentre sono 4,7 milioni in quella di Cremona. Sono 4 milioni nella provincia di Bergamo, sono sotto il milione in quella di Lodi. Se si tiene conto della densità di animali, è Mantova a detenere il record con una media di 3.249 animali allevati per ogni chilometro quadrato.



Luisiana Gaita sulle colonne del Fatto precisa che ogni specie ha un diverso impatto, ma parla anche di una situazione di particolare emergenza in alcune zone del Paese, tanto che secondo Greenpeace Italia bisogna ridurre il numero di animali allevati in territori fragili e usare i fondi pubblici per aiutare gli allevatori per la transizione del modello produttivo.

SETTORI PRODUTTIVI NEL MIRINO, MA I SUPER RICCHI INQUINANO DI PIÙ

Se si parla di inquinamento, non si può non parlare però anche di equità sociale: l’Unione europea ha preso di mira allevamenti intensivi e agricoltura, intervenendo in questi mesi a colpi di direttive, di fatto scaricando i costi della transizione ecologica sulle classi produttive e più povere. Una strategia poco etica, ma appare anche poco sensata, visto che, come emerso nel 2019 tramite Oxfam, l’1% più ricco per reddito inquina più di due terzi dell’umanità. Prendiamo il caso degli Stati Uniti, dove il 10% delle famiglie più ricche è responsabile di quasi la metà (40%) delle emissioni di gas serra in atmosfera, stando a uno studio pubblicato sulla rivista PLOS Climate journal.



Basta un solo super ricco per produrre più CO2 di centinaia di famiglia a reddito-medio basso. Non è il cittadino medio a pesare maggiormente sull’inquinamento, ma chi investe nel fossile e si arricchisce con questo. I ricercatori lo hanno dimostrato esaminando le transazioni finanziarie, rivelando che più si è ricchi, meno si è green. La battaglia contro l’inquinamento, le lotte ambientaliste, sono necessarie anche per la giustizia sociale, invece in Ue (come nel resto del mondo) si preferisce colpire i settori produttivi, con la Lombardia che per questo finisce nel mirino per quanto riguarda l’Italia.