Dopo qualche incertezza, anche in Lombardia la campagna vaccinale è partita. Aiutando la speranza di una ripresa, anche economica oltre che sanitaria, di una delle regioni italiane più colpite dal Covid.

Il dato promettente sembra essere quello delle 6.290 dosi somministrate in un solo giorno. Ma le buone notizie non sono finite.



Il 2021 in Lombardia si è aperto con molte incognite e una sola certezza: mandare a casa l’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera. Adesso che proprio quest’ultima questione sembra essersi risolta, anche tutto il resto potrebbe tornare al suo posto.

Diciamo che la sostituzione era già da un po’ nell’aria e che il fortunato Gallera (perché fortunato lo è stato proprio in questi anni) non ha fatto nulla per evitare il fattaccio. Da sottosegretario della giunta Maroni, che giustamente lo aveva relegato a sottosegretario con delega ai Rapporti con la città metropolitana e al Coordinamento dei progetti speciali afferenti allo stesso territorio, si è ritrovato in poco tempo a fare l’assessore. Non si sa per quali meriti. Ad ogni modo è stato l’autore, nel 2015, del libro Milano merita di più di cui credo quasi nessuno abbia sentito parlare. Col senno di poi, sarebbe stata vincente la scelta di pubblicare le sue continue gaffe, che in questi mesi hanno tenuto viva l’attenzione mentre la Lombardia attraversava uno dei momenti più tristi della sua storia. L’ultima proprio di questi giorni.



Con un comunicato stampa ufficiale dedicato all’ avvio lento della campagna vaccinale, Gallera aveva spiegato che la decisione di partire “in modo massiccio e puntuale dal 4 gennaio” era “una scelta ponderata e attenta, motivata anche dal fatto che nei giorni delle festività parte del personale ha goduto di un sacrosanto riposo”, visto che da febbraio è “sotto pressione” “come in nessun altra regione italiana”. Su quelle parole si è aperta una grande polemica che ha indotto la Lega alla clamorosa sconfessione di domenica: “Le dichiarazioni non sono state condivise e non rappresentano il pensiero del governo della Lombardia”. Un’uscita accolta con stupore dentro l’assessorato, dove ieri si faceva notare come invece l’intervento dell’assessore fosse stato condiviso.



Sicuramente l’ultima uscita dell’assessore deve aver fatto rompere gli argini della pazienza anche al presidente Fontana, che trovandosi davanti, e per l’ennesima volta, alla realtà dei fatti ha dovuto fare un passo indietro. Il povero Giulio, indifendibile da qualunque punto di vista, non è riuscito a salvare neppure il salvabile. Tornerà, si dice, a fare il sottosegretario anche se l’ipotesi sembra convincere poco la coalizione di maggioranza. Probabilmente neanche il suo partito è più in grado di difenderlo.

Chi arriverà al suo posto non potrà certo che fare di meglio.

Ad ogni modo è partito il totonomi e il segretario leghista, che vuole mantenere il massimo riserbo, sembra lavorare per aumentare l’appeal di una delle regioni più importanti d’Italia tanto da “sacrificare” alcuni suoi fedelissimi.

A sostituire Gallera potrebbe essere Letizia Moratti, protagonista in questi giorni insieme a San Patrignano delle polemiche sul docufilm andato in onda su Netflix.

La Moratti, che sembra essere il punto di convergenza tra il leader del Carroccio e FI, non sarà l’unica donna ad entrare in giunta. Si parla anche di Alessandra Locatelli (Lega), l’ex ministra del governo M5s–Lega che potrebbe andare alla Famiglia (al posto di Silvia Piani).

Spunta anche il nome di uno dei migliori sottosegretari del primo governo Conte: Guido Guidesi (Lega). In lizza anche l’ex ministro Bussetti, che potrebbe prendere il posto dell’assessore Rizzoli – anche se il ruolo di quest’ultima non sembra essere in discussione.

Promozione anche per il bell’Antonio (Rossi) che da sottosegretario potrebbe addirittura andare a fare l’assessore al posto di Martina Cambiaghi, data per uscente.