Fino a quando resterà in zona rossa la Lombardia? Le ultime previsioni indicano a fine marzo il possibile passaggio in zona arancione. La curva di crescita dell’epidemia Covid sta rallentando in maniera importante. Un mese fa i casi aumentavano del 40%, quello fu il momento della cosiddetta “esplosione” della terza ondata. Poi si è arrivati ad un aumento del 15%, quindi nell’ultima settimana si è scesi al 5%. Questo vuol dire che si sta avvicinando il picco, che è previsto, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, nel giro di 4-5 giorni, poi ci sarà il calo. «Il livellamento sui casi appare ormai consolidato ed evidente, in particolare a Brescia, dove questa fase è partita prima, e Milano», dichiara Carlo La Vecchia, epidemiologo e docente di Statistica medica della “Statale” di Milano. Anche i dati di ieri confermano il trend, un andamento che corrisponde alle previsioni statistiche che erano state elaborate dall’ingegnere Alberto Gerli, nuovo membro del Comitato tecnico scientifico nazionale, anche per quanto riguarda il picco in Lombardia.
Alla luce di ciò, il presidente della Regione Lombardia è fiducioso: «Vedo qualche leggero miglioramento», dichiara Attilio Fontana, pur mantenendosi prudente. Non è uno slancio di ottimismo, ma una dichiarazione frutto di un’analisi dell’andamento epidemiologico e delle previsioni sul picco in Lombardia.
LOMBARDIA IN ZONA ARANCIONE? PREVISIONI SUL PICCO
L’indice Rt tanto contestato comincia a scendere. Quello calcolato dall’Ats di Milano segnala, infatti, da giorni una costante regressione. Dopo aver toccato il picco di 1,32 che è comunque lontano da quello di 2,5 sfiorato a novembre, ora sta scendendo. Ad oggi è a quota 1,14, secondo il Corriere della Sera. Quindi, il coronavirus è in espansione, ma sta perdendo velocità. Se il trend fosse confermato, la Regione Lombardia potrebbe essere collocata in zona arancione anche prima di Pasqua, quindi dal 29 marzo, tenendo comunque conto che 3, 4 e 5 aprile sono giorni comunque in cui tutta Italia è in zona rossa. Resta comunque preoccupante il dato dei ricoveri, che però sono legati al contagio nei giorni scorsi. Se a metà novembre si registravano 150 decessi al torno, si è arrivati poi a 180, mentre la media dell’ultima settimana è di 77 decessi al giorno. «Se siamo vicini al picco dei casi, si può ipotizzare che anche il numero dei decessi non cresca enormemente rispetto a oggi. Dunque, si può sperare che questa terza ondata abbia un impatto dimezzato rispetto a quella dello scorso autunno, sia come casi, sia come decessi», spiega il professor Carlo La Vecchia.
La prudenza è d’obbligo anche perché la diffusione della malattia è elevata: ci sono oltre 95mila casi attivi, «implicano che al momento almeno 150-200 mila lombardi sono positivi». La curva è partita poco prima del 10 febbraio cominciando a spingere tra il 16 e 23 febbraio. L’ondata parte nel bresciano, poi si muove nelle province intorno. «Se avessimo atteso l’istituzione della zona rossa, i numeri oggi sarebbero diversi, a conferma che è necessaria una revisione dei parametri che determinano la classificazione delle fasce», dichiara il governatore Attilio Fontana, ribadendo che questi parametri non fotografano la situazione epidemiologica reale.