“UK APPOGGIÒ MARCIA SU ROMA FASCISTA”: GLI INCREDIBILI FILE UK DESECRETATI
Il 28 ottobre 1922 nella Marcia su Roma il futuro Duce Benito Mussolini (che non partecipò direttamente alla mobilitazione delle sue forze fasciste, ndr) venne in qualche modo sostenuto se non proprio appoggiato segretamente dalla Gran Bretagna. Questa incredibile teoria (anche se non nuovissima, vista la bibliografia sul presunto carteggio Mussolini-Churchill) viene rivelata dagli file desecretati e “scoperti” dagli studiosi Mario José Cereghino e Giovanni Fasanella nel loro ultimo saggio “Nero di Londra. Da Caporetto alla Marcia su Roma: come l’intelligence militare britannica creò il fascista Mussolini”. Con il probabile assenso-consenso della Corona inglese e del Governo dei Tories, negli Anni Venti-Trenta del Novecento il capo del Directorate of Military Intelligence – gli 007 militari inglesi – Sir Samuel Hoare ebbe modo di creare le basi per un sostegno segreto alle manovre iniziali del fascismo in Italia.
«Fin dalla Prima Guerra mondiale – spiega Fasanella all’Adnkronos – i servizi militari britannici danno vita a un piano segretissimo, chiamato ‘The Project’, per il controllo totale dell’Italia a partire dall’autunno del 1917, subito dopo la catastrofe di Caporetto»: fu proprio Sir Hoare ad organizzare tale segreto sostegno, con forte responsabilità dei Tory e della stessa Corona dei Windsor. La missione individuata dai file desecretati nel 2001 e conservati nella biblioteca dell’Università di Cambridge in Inghilterra è di quelle praticamente “impossibili”: «impedire che l’Italia esca dalla guerra contro gli imperi centrali – ricorda l’autore Cereghino – e, al contempo, porre le premesse di un sistema occulto, basato su gruppi di potere trasversali, fedeli alla Corona dei Windsor, garantendo così gli interessi vitali dell’Impero britannico nel Mediterraneo e nel Vicino Oriente». Con l’assenso di Londra, ricordano ancora gli autori italiani, Sir Hoare di fatto «crea l’archetipo di un movimento politico e paramilitare che sfocia ben presto nei Fasci italiani di combattimento, guidati da Benito Mussolini. È il prototipo della ‘strategia della tensione’ come modello terroristico”. Finanziato dal Secret Service, sin dall’inizio del 1918, con il nome in codice di “The Count”, (Il conteggio ndr) il futuro duce conquista il potere nell’ottobre 1922 e instaura un regime autoritario di massa che influenzerà lo scenario internazionale nel corso del Novecento».
LEGAMI UK CON IL FASCISMO? LA PROFEZIA DI ORWELL SI AVVERA
Se tali carte riportano l’effettiva verità storica di quanto avvenuto, vi sono da registrare numerose connessioni segrete tra Mussolini e i servizi d’intelligence di Sua Maestà, con coinvolgimenti presunti nel Delitto Matteotti, nella Marcia su Roma per l’appunto e nell’ascesa del fascismo in Italia fino alle soglie della Seconda Guerra Mondiale, quando poi l’Inghilterra si schierò continuamente contro il nazifascismo di Hitler e del Duce. Una vicenda, si può ben intendere, ampiamente imbarazzante per Londra e per la narrazione che vedeva il Regno Unito come «unico, inflessibile baluardo contro il nazifascismo e le potenze dell’Asse», raccontano ancora Cereghino e Fasanella. Dai tipici tratti della spy story internazionale vi è la vicenda della borsa di Giacomo Matteotti, giornalista socialista ucciso in circostanze mai del tutto chiarite durante l’ascesa del Fascismo in Italia: è sparita e mai stata ritrovata la sua borsa che conteneva documenti ancora irreperibili.
Secondo gli autori di “Nero di Londra”, «E’ innegabile che quelle carte siano ancora custodite negli archivi segreti della Naval Intelligence Division di Londra e in quelli del Federal Bureau of Investigation e del Dipartimento di Stato a Washington. La loro scomparsa in seguito al sequestro Matteotti consente a Mussolini di costruire il suo regime ventennale e ai conservatori inglesi di occultare le loro responsabilità». Anche per questa ragione, concludono gli studiosi dei file desecretati da anni sui presunti rapporti tra Gran Bretagna e fascismo, si potrebbe definitivamente compiere la “profezia” del grande scrittore George Orwell, pronunciata sulla rivista laburista “Tribune” nel 1943, ben due anni prima dell’omicidio di Benito Mussolini e della fine della Seconda Guerra Mondiale. Nella ‘piece’ “The Trial of Mussolini”, l’autore di “1984” augurava «a Churchill e ai politici conservatori del sua cerchia (e dunque anche a Sir Samuel Hoare) che il dittatore italiano tiri rapidamente le cuoia, magari per mano degli stessi italiani», spiega Fasanella. Il surreale processo messo in scena da Orwell al Duce fascista intende svelare gli scheletri nell’armadio degli inglesi: «quali sono gli aspetti del regime interno mussoliniano passibili eventualmente di “giudizio” da parte di un qualsivoglia organismo popolare del Regno Unito? Non vi è infatti alcuna furfanteria commessa da Mussolini tra il 1922 e il 1940 che non sia stata oltremodo glorificata dalle medesime persone che propongono adesso di portarlo alla sbarra», osserva Orwell. Il geniale scrittore inglese metteva alla sbarra gli stessi inglesi per aver appoggiato fin dall’inizio il fascismo, sbagliando in toto i calcoli politici e sociali che ne conseguirono. Secondo gli autori di “Nero di Londra”, «se il duce fosse stato incarcerato in attesa di giudizio, si sarebbe trasformato in un ‘eroe’ molto più difficile da sconfiggere. Una profezia quella di Orwell che si sarebbe avverata fatalmente due anni più tardi (il 28 aprile del 1945 ndr) sulle rive del Lago di Como».