113 centri per curare il Long Covid, una sorta di “virus parallelo” che colpisce una grande percentuale di pazienti che dopo la negativizzazione del tampone continuano a fare i conti con i sintomi. L’infezione da Covid-19, infatti, non finisce per tutti in pochi giorni: ci sono pazienti che dopo mesi continuano a riportare ancora i sintomi e proprio per questo motivo il ministero della Salute ha deciso di iniziare un progetto per prendere in carico tali casi. Sono in totale 113 gli ambulatori in tutta Italia, come spiega il Corriere. Qui vengono presi in carico i pazienti che dopo più di quattro settimane dalla malattia, nonostante la negativizzazione del tampone, riportano ancora sintomi. Il progetto è nato dal Ministero della Salute con coordinamento dell’Iss. Il tutto è partito nel dicembre 2021 e dura due anni.



In questi 113 centri, situati in 17 regioni italiane (solo Basilicata, Sardegna e Valle D’Aosta sono sprovviste), vengono seguiti dei percorsi specifici per i pazienti affetti da Long Covid. Dopo due anni in cui i protocolli non erano standardizzati e ogni ospedale agiva in maniera differente, il progetto ha proprio lo scopo di uniformare il trattamento della malattia. Graziano Onder, responsabile scientifico del progetto, ha spiegato che lo scopo è proprio quello di fornire dei percorsi univoci per i pazienti.



Centri per il Long Covid: dove sono

I centri per il Long Covid sono 113 in tutta Italia: solamente tre regioni – Basilicata, Sardegna e Valle d’Aosta – non hanno un ambulatorio che possa curare la patologia. La regione più attrezzata è la Lombardia, con 20 centri a disposizione. Al secondo posto il Lazio, con 16. Terze nella lista Liguria e Sicilia con 10 strutture. Seguono Puglia (8), Veneto (7), Emilia Romagna (6), Toscana (6), Piemonte (6), Campania (5), Marche (4), Abruzzo (4), Friuli Venezia Giulia (3), provincia di Bolzano (3), provincia di Trento (2), Molise (1), Calabria (1). Graziano Onder, responsabile del progetto, ha spiegato al Corriere: “L’organizzazione dei servizi è molto disomogenea a livello nazionale. In alcune aree l’intervento è monospecialistico, in altre invece è attiva un’equipe multidisciplinare, come sarebbe più indicato, in considerazione dell’ampia varietà di manifestazioni cliniche, riguardanti più organi, che caratterizzano il Long Covid“.



La mappa dei centri, pubblicata sul sito dell’Iss, vede dunque 113 strutture in tutta Italia. “Ognuno di questi centri adotta pratiche leggermente diverse rispetto agli altri, non esistono protocolli univoci. Vogliamo fornire buone pratiche assistenziali sul Long Covid, spiegando come ci si deve comportare, definire dei percorsi, in modo da dare una guida a questi centri e a chi li vuole portare avanti. C’è necessità dopo due anni di mettere ordine, e di rendere standardizzata l’assistenza per i pazienti” ha spiegato Onder. Il medico ha concluso spiegando che ci sarà un sistema di sorveglianza che “Si basa sulla raccolta delle informazioni cliniche dei pazienti, dai sintomi alla durata, agli esami eseguiti, se sono ricorsi a un ricovero, se si sono vaccinati o meno. La piattaforma consentirà di produrre report periodici”.