A “Unomattina”, trasmissione di Rai Uno, si è parlato di Long Covid, con particolare riferimento alla puntata del format condotto da Monica Giandotti e Marco Frittella andata in onda nella mattinata di lunedì 1° novembre 2021. In studio era presente il dottor Pietro Fiore, presidente Simfer, che ha illustrato l’iniziativa varata con gli altri componenti del sodalizio: un ambulatorio digitale di consulenza a distanza, connesso alla fase emergenziale dettata dal Coronavirus e che prevede un trattamento integrato tra specialisti e percorsi riabilitativi ad hoc.
“Questo ambulatorio virtuale – ha spiegato l’ospite – è inserito nell’ambito del programma di collaborazione con il Ministero della Salute per la sicurezza delle cure. È nato un anno fa e si propone di aiutare le persone che ancora oggi non hanno possibilità di accedere ai servizi riabilitativi o alle consulenze. Coinvolge in tutto 300 soci del nostro sodalizio, disponibili a ricevere telefonate. Bisogna scrivere a telemedicinariabilitativa@simfer.it e indicare nome e cognome e il proprio numero di telefono per essere ricontattati”.
“LONG COVID? UN TERZO DEI PAZIENTI DIMESSI DALLE RIANIMAZIONI NON È PIÙ AUTONOMO”
Nell’ambito di questa iniziativa, il dottor Fiore ha specificato come la figura di riferimento per i pazienti sia quella del fisiatra, che si occupa degli ex malati che hanno avuto il virus (o anche di altre patologie): “La nostra disciplina – ha aggiunto – è targettata soprattutto per la disabilità, per il disturbo del funzionamento. Le disabilità possono andare dalla lombalgia alla sclerosi multipla, sino agli esiti molto importanti del Long Covid: sono problemi che erano davvero misconosciuti fino a poco tempo fa”.
Ma come si fa a riconoscere il Long Covid? Come ha rivelato a “Unomattina” il professore e presidente di Simfer, “sono quasi 300 i sintomi messi in evidenza dalla letteratura e queste problematiche sono associate ai disturbi dell’apparto muscolo-scheletrico e dell’apparato respiratorio. Il problema più serio è quello di restituire l’autonomia a coloro che l’hanno persa. Si tratta solitamente di un terzo dei pazienti dimessi dalle rianimazioni”.