Il Long Covid, secondo un recente studio che verrà presentato a fine aprile presso il Congresso europeo di microbiologia clinica e malattie infettive, non esiste ma è solo frutto di un certo terrorismo psicologico che voleva aumentare l’attenzione sociale attorno al coronavirus. A realizzare lo studio, anticipato sulle pagine del quotidiano La Verità, è stato John Gerard, responsabile sanitario del Queensland, che ha preso in esame più di 5mila persone, tra positivi o negativi al covid e affetti da influenza.
Lo scopo era quello di comprendere quanto realmente impatti il Long Covid, sia tra chi si è infettato che tra chi ha sofferto di altre malattie respiratorie. “I nostri risultati”, spiega Gerard, “mostrano che non esiste” perché in realtà “non è dissimile da quello che provocano altri virus”. Dei 5mila partecipanti, infatti, analizzati ad un anno di distanza dall’infezione, nessuno dei tre gruppi presentava maggiori probabilità di avere sintomi in corso o limitazioni funzionali. Inoltre, tra i pazienti covid circa il 3% avrebbe presentato difficoltà simili a quelle della sua versione Long, percentuale che tra i partecipanti che non erano stati positivi al coronavirus era di 4,1%.
Studio: “Long Covid è solo terrorismo psicologico”
Insomma, dati alla mano, il Long Covid secondo i ricercatori australiani non esisterebbe perché presenta dei sintomi più o meno ricorrenti (stanchezza, difficoltà alla concentrazione, malessere..), ma analoghi ai sintomi a lungo termine di altre infezioni virali. Tesi, peraltro, confermata da uno studio norvegese pubblicato lo scorso aprile, nel quale si rivelò che i disturbi a lungo termine associati al covid erano presenti nel 49% degli infetti, ma anche nel 47% di coloro che non avevano mai contratto il virus cinese.
Secondo gli australiani, inoltre, sarebbe opportuno smettere di parlare di Long Covid, perché oltre che inesistente, è “probabilmente dannoso. Implica che ci sia qualcosa di particolarmente sinistro e inquietante riguardo al Covid-19” e spinge molte persone, secondo Gerard, a rimanere ipervigili sui sintomi post infezione, danneggiando la guarigione con un costante stato di ansia e stress. Quest’ultimo punto, inoltre, fu evidenziato anche da diversi ricercatori interpellati da La Verità, secondo i quali il Longo Covid “non è associato a marcatori biologici specifici dell’infezione virale, ma alla gravità iniziale dei sintomi e a fattori psicologici“, come limitazioni, stress e depressione tipiche dei lockdown.