Anche la Francia si interroga sugli effetti del coronavirus sulla salute, in particolare sul long Covid. A maggior ragione dopo i risultati del primo studio condotto da Santé publique France su un ampio campione di popolazione adulta. Mentre il paese affronta la settimana ondata, ci sono oltre due milioni di adulti in Francia colpiti da tale sindrome. Si tratta di una stima, perché l’indagine è stata condotta online tra il 22 marzo e l’8 aprile 2022 su un campione rappresentativo di 27.537 persone. Lo studio ha rilevato che il 4% degli intervistati nel gruppo di volontari adulti rientra nei parametri del long Covid.



Ma tra gli intervistati che hanno avuto una “infezione probabile o confermata” più di tre mesi fa, la percentuale sale al 30%. Più tempo passa dall’ultima infezione, più questo tasso si riduce: infatti, scende al 20% a 18 mesi dall’infezione. Santé publique France, che ha applicato questa stima di prevalenza all’intera popolazione, stima che 2,06 milioni di adulti fossero affette da long Covid all’inizio di aprile 2022, quando è stato condotto lo studio. Le donne, la popolazione attiva (persone con un lavoro e disoccupati, secondo la definizione dell’istituto nazionale di statistica francese) e le persone che sono state ricoverate in ospedale sono più colpite.

LONG COVID, I DATI DALLA FRANCIA

Lo studio della sanità francese fornisce anche informazioni sul profilo delle persone affette da long Covid. Infatti, tra le persone contagiate, la prevalenza è più alta tra le donne (33,8%) e la popolazione attiva (32,3%). Infine, la prevalenza è più alta tra le persone che hanno dichiarato di essere state ricoverate in ospedale (38%). La Santé publique France non ha identificato l’età come un fattore associato allo sviluppo del long Covid. D’altra parte, i risultati vanno interpretati con cautela. «Si basano su un gruppo di volontari», avverte l’epidemiologia Laure Carcaillon, come riportato da FranceTv Info.

Ma la percentuale riportata delle persone contagiate «è tuttavia paragonabile a quella stimata dai sistemi di sorveglianza». Un secondo studio della SPF, su un campione casuale della popolazione generale, è previsto «alla fine dell’estate». Dovrebbe produrre stime «più solide» anche sull’uso dell’assistenza, sulla salute mentale e sulla qualità della vita delle persone con long Covid.