Pier Luigi Lopalco, professore di Igiene e Prevenzione, ha parlato sulle pagine del Corriere. “Siamo vicini al picco. A metà luglio dovremmo averlo raggiunto” ha spiegato. Il “pronostico”, secondo l’esperto, si fonda su due elementi: “Innanzitutto vale l’osservazione di quanto sta avvenendo nei Paesi in cui questa sottovariante di Omicron è arrivata per prima dando avvio alla rapida risalita dei casi. Inoltre abbiamo come riferimento quanto è avvenuto nelle ondate precedenti”. Ad agosto, dunque, saremo in discesa? “Difficile dirlo con certezza. È una stagione strana, questa ondata è arrivata al seguito di altre due. Non l’aspettavamo, non così impetuosa. Ora l’incidenza è alta”.



Al momento, nonostante i casi siano in aumento e negli ospedali molti reparti stiano ospitando pazienti positivi al Covid, non c’è la pressione degli anni passati. Secondo Lopalco, la sanità pubblica reggerà all’ondata in corso, nonostante il suo carattere inaspettato: “Non sarei tanto pessimista. Molti fra quelli che si stanno contagiando hanno vissuto altre infezioni, anche più di una, o si sono vaccinati o hanno la cosiddetta immunità ibrida, cioè oltre ad aver ricevuto le dosi hanno con- tratto il virus. In altre parole, non finiscono in ospedale”.



Lopalco: “Necessario il richiamo”

La popolazione, spiega Lopalco, “È sempre più resistente grazie all’immunità di comunità che si crea grazie alla minore intensità clinica del virus”. Nonostante ciò, i vaccini stanno perdendo di efficacia e per questo motivo bisognerebbe fare un richiamo: “Man mano che ci avviciniamo all’autunno l’immunità data dal vaccino cala. Tante persone lo hanno fatto a dicembre, oltre 6 mesi fa, e sappiamo che superato questo limite la protezione diminuisce. Si torna suscettibili al virus, potremmo rivedere pazienti con sintomi importanti”.



La quarta dose, secondo Lopalco, è fondamentale: “Il secondo richiamo è importante. Abbiate fiducia nel vecchio vaccino, non aspettate il nuovo che potrebbe arrivare in autunno. Il virus circola, non lasciamogli libertà, agiamo ora“. I casi attestati, comunque, dovrebbero essere la metà di quelli reali: “Probabilmente è così. Mi auguro che a settembre venga cambiato il sistema di raccolta dei dati. Spesso non sappiamo nulla sulla evoluzione clinica di quelli che fanno il tampone in farmacia. Ancora meno di quelli che lo acquistano e si testano in proprio, decidendo magari di non dirlo al medico di famiglia”.