Il caso dell’orchestra Sanremo 2010 contro Pupo, Emanuele Filiberto e Luca Canonici

Nell’ormai lontano 2010, mentre il cantante sardo Valerio Scanu trionfava al Festival di Sanremo con la canzone “Per tutte le volte che”, un altro fatto stava attirando l’attenzione dei media e incuriosendo tutto il pubblico interessato la kermesse. Ci riferiamo alla clamorosa rivolta dell’orchestra contro il trio composto da Pupo, Emanuele Filiberto e Luca Canonici, arrivati secondi con la divertente (seppur ironica) “Italia amore mio”. L’episodio, avvenuto proprio sul palco dell’Ariston, fu un’inattesa iniziativa di contestazione al televoto da parte dei musicisti, il cui voto avrebbe dovuto incidere per il 50% sul risultato finale.



Una protesta che spiazzò persino la padrona di casa, Antonella Clerici, che riuscì però a mantenere la compostezza di fronte all’atteggiamento dell’orchestra. La contestazione, come dicevamo, scattò dal ribaltamento del giudizio dei professionisti da parte del televoto, che portò all’eliminazione di Malika Ayane con “Ricomincio da qui”, successivamente vincitrice del premio della critica intitolato a Mia Martini.



La compostezza di Antonella Clerici di fronte alla rivolta dell’orchestra di Sanremo 2010 e la reazione elegante di Emanuele Filiberto e Pupo

Uno scontro che mise in evidenza le distanze tra il giudizio elitario degli esperti e il sentimento popolare incarnato dal televoto, creando un’improvvisa e inattesa ribellione senza precedenti al Festival di Sanremo. L’orchestra di Sanremo 2010 reagì platealmente con fischi, spartiti gettati a terra e al cielo. Proprio nel momento di massima tensione, Antonella Clerici, cercò di placare la rivolta sottolineando l’importanza del televoto come espressione del popolo sovrano.



Dopo l’esibizione del trio contestato, la conduttrice del Festival, Antonella Clerici, chiese a Emanuele Filiberto cosa si provasse a ricevere fischi, al che il principe rispose con dignità, sottolineando che avrebbero tratto stimolo da quelle critiche per migliorarsi. Pupo, anch’egli, rispettò la contestazione, sebbene la trovasse inspiegabile.