Loredana Berté, un’infanzia difficile e sofferta: “Sono cresciuta con la regola del niente”

Forse non tutti sanno che Loredana Bertè ha vissuto un’infanzia difficile e tenebrosa, dovendo fare i conti a lungo con un clima famigliare infernale. E ancora oggi, benché siano passati tanti anni da quel periodo di buio e solitudine, ricorda molto chiaramente la sua sofferenza. “Io sono cresciuta con la regola del niente”, ha confidato la cantante a proposito del suo passato. Un niente che l’ha fatta sprofondare nella più totale solitudine, come raccontato anche nel suo libro, dove ha rivelato molte delle sue cicatrici mai rimarginate.



Non ricevevo giocattoli, niente bambole, niente regali. Niente di niente. Perché da piccola non mi voleva nessuno. Il mio migliore amico era un cane, Clito, che abbaiava a chiunque si avvicinasse. Io e Clito eravamo soli contro tutti”, scrive l’autrice. “La sera ci sdraiavamo insieme nel letto e aspettavamo il nostro destino…”, la storia horror che vede come protagonista lei e le sorelle Leda e Mia Martini.



Loredana Berté, il racconto dell’orrore e le accuse al padre: “Mimì mi invitava a nascondermi quando…”

“Nasconditi! Mi pregava Mimì… mentre lui superava il bagno, la cucina e il salone. Ero solo una bambina… Ma chi fosse veramente il padre e quali abissi nascondesse la nostra apparente normalità, io lo sapevo”, la confessione di Loredana. In realtà la Bertè non ha mai fatto mistero di aver vissuto una adolescenza travagliata, muovendo anche accuse pesanti al padre Giuseppe.

Non a caso, proprio nel libro, la cantante sostiene che in casa si professasse una sola religione, ovvero quella del papà. “Voleva un figlio maschio ad ogni costo. Il padre ha marchiato il nostro futuro come nei mattatoi si marchiano le vacche, ha pestato mia madre per farla abortire. “Un’altra figlia?”, diceva. E poi la picchiava come un animale. Una volta l’ha lasciata in una pozza di sangue nel bagno. L’ha presa a calci uccidendo il figlio maschio che tanto desiderava…”.