Lorenzo Brenta, imprenditore immobiliare estremamente conosciuto a Milano, è morto a 65 anni nella giornata di mercoledì 29 giugno 2022, mentre guidava la sua moto sull’autostrada Milano-Bologna. In sella c’era anche la moglie Corinna, che si è miracolosamente salvata e ha raccontato quei tragici istanti ai microfoni del “Corriere della Sera”: “Ho visto Lorenzo che si accasciava su se stesso per un malore improvviso, provava a mantenere il controllo del mezzo ma non ci riusciva, allora ho tentato io di prendere il manubrio, ma siamo stati sbalzati contro il guardrail mentre la moto scivolava in mezzo alla strada. Negli attimi successivi si è innescata una incredibile solidarietà, sembravamo circondati da angeli”.
In particolare, due camion e una macchina dei finanzieri “si sono messi di traverso per evitare che ci investissero, a rischio di essere travolti loro stessi. Due nostri amici cari, Federico Mennella e Giovanni Marchetti, ‘motociclisti’, si sono presi cura di noi insieme a Elena Rigolli, la ‘Buona Samaritana’ piacentina, per 20 anni volontaria medica della Croce Rossa, che passava in auto. Si è fermata e ha fatto le manovre di primo soccorso fino all’arrivo della Polstrada e dell’elicottero che mi ha portato in ospedale. Non ho smesso un attimo di chiedere di lui. Mi rispondevano mezze parole, intuivo che non c’era stato niente da fare”.
LORENZO BRENTA, MORTO IN AUTOSTRADA. LA MOGLIE CORINNA: “LO RINGRAZIO PER I NOSTRI 40 ANNI D’AMORE”
Nel prosieguo della sua chiacchierata con il “Corriere della Sera”, la signora Corinna ha ricordato come conobbe il marito Lorenzo Brenta: “Se non si fosse imbucato alla festa dei miei diciotto anni, nel settembre del 1975, non l’avrei mai incontrato. All’epoca studiavo a Boston, ero venuta in Italia solo per festeggiare. Avevo organizzato in un piccolo paese in provincia di Lecco e lui comparve all’improvviso, alto più di un metro e novanta. Da quel giorno non ci siamo mai lasciati, ci siamo inseguiti da un capo all’altro del mondo e a 32 anni avevamo già tre figli insieme”.
Fra le passioni di Lorenzo Brenta, c’era anche quella per il volo: “Andavamo a Bresso, stava tutta la mattina a sistemare il piccolissimo aereo, sorvolavamo la città per mezz’ora e poi per tutto il pomeriggio rimetteva a posto, se ne andava via la giornata per trenta minuti in quota […]. Era veloce in tutto. Non mi stupirei se fosse stato lui, già in cielo, a tessere la regia di tutto quello che è successo dopo il suo malore in autostrada, per proteggermi. Per tutto quello che abbiamo vissuto insieme, con un amore profondo che in quarant’anni non si è mai stancato, lo ringrazio”.