Secondo Renato Brunetta le dimissioni dell’ex ministro della pubblica istruzione, Lorenzo Fioramonti, potrebbero far presagire una profonda crisi di governo. Come riferisce l’edizione online del quotidiano Libero, l’ex ministro del governo Berlusconi ha infatti spiegato: “A Santo Stefano il rendimento sul BTP decennale è salito fino a quota 1,54 per cento, ai massimi dal livello toccato lo scorso Ferragosto, in piena crisi di governo, quando il leader della Lega Matteo Salvini aveva da poco dichiarato aperto lo scontro con il premier Giuseppe Conte dal Papeete Beach”. Così come accaduto ad agosto, quindi, i trader stanno vendendo i nostri titoli di Stato, convinti che possa accadere qualcosa nelle prossime settimane, soprattutto durante il periodo post-elezioni: “Gli investitori, infatti, dopo le dimissioni del ministro dell’Istruzione hanno cominciato a scontare una probabile crisi del governo giallorosso il prossimo gennaio, che potrebbe avere luogo subito dopo le elezioni regionali in Emilia Romagna, nel caso in cui la coalizione di centrosinistra dovesse perdere”. Avrà ragione Brunetta? Sono in tanti a pensarla come lui, ed in particolare quelli convinti che le elezioni in Emilia Romagna potrebbero essere un vero e proprio crocevia per l’esecutivo in carica. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



DIMISSIONI FIORAMONTI: IL COMMENTO DELLA MELONI

Un post su Facebook riassume tutte le “osservazioni” che l’ex Ministro dell’Istruzione lancia ai suoi stessi compagni di partito oltre all’attuale Governo da cui è appena uscito: Lorenzo Fioramonti non nasconde lo “stupore” per un addio anche se decisamente polemico come è apparso fin dalle prime comunicazioni. «Credo che sia la prima volta nella storia del nostro Paese che un Ministro della Repubblica venga criticato perché ha fatto ciò che aveva annunciato. Non da giorni, ma da mesi. Infatti, le mie prime interviste sull’impegno a trovare almeno 1 miliardo per la ricerca pena le dimissioni le feci a giugno di quest’anno, su Il Fatto Quotidiano e poi su La Verità, quando ero ancora Viceministro del governo Conte 1. Io sono così: se una cosa la dico, poi la faccio», scrive l’ex Ministro Fioramonti ai suoi followers, ma in realtà parla più specificamente a tutto il Movimento 5 Stelle e a Italia Viva che lo contestano fortemente dopo le dimissioni. «Forse non dovrebbe neanche stupire che mi giungano critiche da partiti i cui leader avevano promesso di abbandonare la politica in caso di sconfitta elettorale, ma sono ancora saldamente al loro posto» e qui fa riferimento indiretto a Matteo Renzi con Italia Viva, poi sentenzia «quello che mi stupisce, però, è che tante voci della leadership del M5S mi stiano attaccando in questo momento. E per che cosa? Per aver fatto solo ciò che ho sempre detto». (agg. di Niccolò Magnani)



MELONI “FIORAMONTI TRA I PEGGIORI MINISTRI DI SEMPRE

Proseguono le reazioni politiche alle dimissioni del ministro Fioramonti, e quasi la totalità delle dichiarazioni rilasciate in queste ultime ore, sono decisamente roventi. Giacomo Portas, leader dei Moderati e deputato indipendente di Italia Viva, ad esempio ha scritto così sui social: “Questo governo perde i ministri come le foglie d’autunno di un albero. La sua credibilità è ridotta a zero, e ogni giorno sono sempre più convinto di aver fatto bene a non votare la fiducia”. Per Luciano Nobili, le dimissioni di Fioramonti sono invece “un regolamento di conti fra grillini”, mentre l’europarlamentare ed ex ministro del Partito Democratico, Carlo Calenda, ha utilizzato Twitter per esprimere il proprio pensiero: “#Fioramonti si è dimesso e non ci mancherà ma i problemi della #scuola – uno dei compiti fondamentali dello Stato – sono ancora lì”. Infine la dura reazione della segretaria di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni: “Se ne va uno dei peggiori ministri che l’Italia repubblicana abbia avuto. La sua eredità è un pessimo decreto scuola e la sciagurata invenzione di sugar e plastic tax, due folli tasse che mettono a rischio migliaia di posti di lavoro in Italia”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



DIMISSIONI FIORAMONTI: LA REAZIONE DAL MONDO POLITICO

Sono molteplici le reazioni dal mondo della politica circa le dimissioni dell’ormai ex ministro della pubblica istruzione, Lorenzo Fioramonti. La collega alla Pa, Fabiana Dadone (Movimento 5 Stelle), non ha di certo preso bene la decisione di Fioramonti di fare un passo indietro: “Trovo stucchevole – le parole pubblicate su Facebook – che chi professi coraggio agli elettori poi scappi dalle responsabilità politiche. Se hai coraggio non scappi. Se condividi davvero una battaglia, non scappi, ma mangi sale quando devi e porti avanti un progetto (ammesso che lo si abbia mai realmente condiviso)”. Emilio Carelli, altro pentastellato, invece scrive: “Sue dimissioni incomprensibili. Spero che le voci di un nuovo gruppo siano false”. Rossella Muroni, deputata Leu, si schier dalla parte dell’ex ministro: “Lo avevo detto sorridendo: @lofioramonti è l’ottimo ministro del Miur, ma non il Ministro dell’Economia, purtroppo. Lui saprebbe dove iniziare ad investire per fermare il declino del Paese: scuola, università, ricerca. Dimettersi non è arrendersi, si chiama coerenza. #coraggio”. Infine il pensiero di Gianfranco Librandi, deputato di Italia Viva: “Chi lascia il campo di battaglia dimostra il livello del suo coraggio e la qualità del suo impegno. Siamo sicuri che sarà nominato un ministro preparato e coraggioso”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

DIMISSIONI FIORAMONTI: L’ATTACCO DEL M5S

Le dimissioni di Fioramonti sono state un fulmine a ciel sereno, anche se nei giorni precedenti lo stesso Ministro dell’Istruzione aveva minacciato di lasciare il suo incarico in caso di mancata approvazione dei 3 milioni per la scuola. I 5 Stelle hanno subito lanciato una provocazione allo stesso Fioramonti: “Tre miliardi? Cominciasse lui a restituire i 70 mila euro che ci deve”. Forza Italia invece chiede a gran voce a Giuseppe Conte di riferire su questa crisi e delineare una soluzione nel più breve tempo possibile. Gli esponenti di Italia Viva accusano lo stesso premier di essere troppo assente e concentrato su questioni meno importanti invece di concentrarsi sulla scuola e l’istruzione. La situazione che si prospetta nei prossimi giorni non è delle migliori: entro la fine dell’anno si dovrà tenere la conferenza stampa in cui Conte delineerà le linee guida del bilancio del primo quadrimestre del 2020, così da avviare al più presto le verifiche della maggioranza. Ma senza un Ministro dell’Istruzione, la priorità si è spostata sulla questione della nomina di una nuova figura che andrà a sostituire Fioramonti. (Aggiornamento di Chiara Greco)

LORENZO FIORAMONTI: LETTERA DI DIMISSIONI AL PREMIER CONTE

Lorenzo Fioramonti, ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel secondo governo Conte, ha presentato ieri una lettera di dimissioni dall’esecutivo indirizzata al presidente del Consiglio. Per tutta la giornata di ieri si erano rincorse indiscrezioni e fughe di notizie – a questo punto ben più di qualche rumours – sulla volontà del titolare del Miur di fare un passo indietro. Poi nella tarda serata di ieri, poco dopo le 23, ecco arrivare la conferma da Palazzo Chigi: Fioramonti ha già consegnato la lettera di dimissioni al premier. Un passo indietro che arriva come risposta allo stanziamento di fondi in Manovra per l’Istruzione: fondi giudicati insufficienti, da parte del ministro dimissionario, per imprimere una svolta concreta al settore.

LORENZO FIORAMONTI SI E’ DIMESSO DA MINISTRO

D’altronde era stato lo stesso ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, intervistato da La Repubblica, ad ammettere che nella Manovra era stato possibile inserire circa due miliardi di euro aggiuntivi destinati al comparto della Scuola, ma non di più e che l’immissione di nuove risorse era un impegno per la Legge di Bilancio del prossimo anno. Fioramonti evidentemente ha pensato di non poter attendere così a lungo e ha deciso per le dimissioni, che ora aprono la corsa al suo dicastero. Favorito numero uno per subentrare al suo posto è Nicola Morra, l’esponente del MoVimento 5 Stelle attuale presidente della Commissione Nazionale Antimafia, nonché professore di storia e filosofia. In ogni caso le dimissioni di Fioramonti non sarebbero da interpretare come un atto dal sapore antigovernativo. Sembra infatti che il ministro dimissionario sia pronto a dare vita ad un gruppo alla Camera a sostegno di Giuseppe Conte, come embrione di un nuovo soggetto politico. In questo senso nei giorni scorsi si sono fatti i nomi di alcuni deputati pronti a seguirlo, tra cui Nunzio Angiola e Gianluca Rospi, ma anche l’ex M5s Andrea Cecconi. Prendono dunque sempre più corpo le voci sulla nascita di gruppi contiani in entrambi i rami del Parlamento.