Storie Italiane torna a trattare il caso di Lorenzo Moi, il ragazzo di 21 anni che dopo un ricovero in pronto soccorso presso l’ospedale Grassi di Ostia, lasciò la struttura ospedaliera per poi essere investito da un autobus e morire. Emilia Ghezzi, mamma di Lorenzo Moi, è stata ospite oggi del programma di Rai Uno, insieme al suo avvocato, e la donna si chiede come mai il figlio, in evidente stato di agitazione, non sia stato in qualche modo protetto dall’ospedale, non facendolo quindi uscire in strada.
“Lorenzo viene accompagnato da quasi tutto il personale di vigilanza dell’ospedale, due davanti e due dietro, sembra quasi che venga indirizzato dai vigilantes, sembrerebbe che debbano eseguire dei compiti indicati da altri ma dovrebbe stabilirlo la magistratura”, le parole dell’avvocato che commenta il video delle “dimissioni” mandato in onda durante la diretta di stamane.
LORENZO MOI “ERA IN UNO STATO PSICOTICO”
E ancora: “Ricordiamo che Lorenzo era in uno stato psicotico. Viste le sue condizioni, nonostante lui sia maggiorenne, viene concesso al papà di stare all’interno, il ragazzo non era assolutamente in condizioni”. Il legale ha proseguito “Non avrebbe mai potuto trovare la strada per tornare a casa”. L’avvocato sottolinea che già dal filmato: “Si vede lo stato di Lorenzo, testa bassa, non interagisce con nessuno. Ci sono 4 vigilantes ma non c’è un medico”.
Ha preso quindi la parola la mamma di Lorenzo Moi: “Ci siamo mossi immediatamente appena è successa questa vicenda, abbiamo fatto un esposto alla procura di Roma chiedendo di indagare a 360 gradi sull’accaduto. Abbiamo affidato nostro figlio ad una struttura sanitaria che l’ha accolto con una diagnosi che rappresentava la gravità della situazione, lui era con il codice rosso. Ha anche permesso a mio marito di entrare”.
LORENZO MOI, LA MAMMA: “CONTATTATA DAL MEDICO NELLA NOTTE…”
“Abbiamo fatto questo esposto – ha continuato la mamma di Lorenzo Moi – perchè quando sono stata contattata nella notte dal medico che mi ha detto che mio figlio si era allontanato, mi si è attivato qualcosa nel cervello. Non è normale portare un caro in ospedale e poi essere avvisati in piena notte dell’allontanamento. Mio figlio non aveva nemmeno firmato le dimissioni”.
L’avvocato precisa: “Le condizioni di salute non erano tali da potergli consentire un allontanamento volontario, che si vada a dire che il ragazzo fosse maggiorenne e non aveva la necessità… ma quelle immagini parlano chiaro, è stato portato alla porta e portare questo ragazzo in queste condizioni non può sorprendere se succede qualcosa di grave”. A dicembre è stata notificata la richiesta di archiviazione del caso riguardante la morte del giovane 21enne ma la famiglia si oppone fermamente sottolineando lo choc della notizia ricevuta. Eleonora Daniele ha chiosato dicendo: “Lorenzo Moi è da considerare come un bambino piccolo, non era in grado di avere la forza di muoversi normalmente e doveva essere tutelato”.