La vittoria di Javier Milei alle elezioni presidenziali in Argentina ha tracciato un solco. Il libertario ha avuto la meglio sui rappresentanti di destra e sinistra, convincendo il popolo con il suo programma a dir poco rivoluzionario. Un ruolo lo ha avuto in qualche modo Lorenzo Montanari, Director of the internaional advocacy & affairs della Americans for Tax Reform, organizzazione che promuove l’impegno die politici a ridurre le tasse. Il partner argentino dell’economista ha lavorato con il team di Milei: “Questo patto ha permesso di rimodificare completamente la narrativa elettorale della campagna elettorale nazionale. Questo ha permesso di creare un vantaggio competitivo di Milei rispetto a tutti gli altri candidati, tanto è che la tematica delle tasse è diventata una moving issue, una tematica centrale nella campagna elettorale. Quindi per la prima volta è entrata nel dibattito argentino l’idea che le tasse basse possono creare e sono uno strumento fondamentale per creare sviluppo economico”, le parole di Montanari a Libero.
“Milei non scherza”: la rivoluzione in Argentina
Montanari ha acceso i riflettori sul grande successo di Milei e sul flop della politica tradizionale, con le difficoltà economiche del Paese legate indissolubilmente ai Massa e ai Kirchner. E il nuovo presidente non scherza: “Milei è riuscito a incarnare e a interpretare questa grande voglia di cambiamento nel popolo argentino […] Sicuramente il programma di Milei è un programma ambizioso. ‘Rivoluzionario’, tra virgolette, nel senso che vorrebbe cambiare la matrice economica di un Paese che è completamente sindacalizzato da questo peronismo dilagante che è entrato in tutti i settori della società”. Montanari ha spiegato che nonostante l’appoggio della maggioranza della popolazione, Milei non ha il controllo del Parlamento, quindi la strada appare in salita. Questi i punti più qualificanti del suo programma: “Apertura del mercato argentino al mondo, eliminazione delle barriere commerciali, deregulation, riduzione possibilmente delle tasse [..] Poi dopo, ovviamente, la dollarizzazione. Devo dire che la cosa fondamentale è che per la prima volta un politico argentino ha firmato un patto sulle tasse, come dicevo prima pubblicamente. E questa è una cosa che ha cambiato proprio l’idea stessa della politica in Argentina”.