Leader dei Miami and the Groovers, gruppo rock riminese noto e amato dai fan springsteeniani per le tante cover dell’artista americano e per aver preso parte innumerevoli volte ai raduni a lui dedicati (anche al festival Light of day tenuto in America con la presenza dello stesso Springsteen), Lorenzo Semprini si prende una pausa dopo cinque album realizzati con loro per esordire solista. Lo fa con 44 (numero che non corrisponde all’età anagrafica dell’autore, che di anni ne ha compiuti da pochi giorni 47, ma ha un significato numerologico affascinante, come spiega lui stesso: “nella smorfia è LA PRIGIONE e in pieno lockdown chi non si sentiva imprigionato; nei numeri angelici il 44 è la grande vicinanza degli angeli nelle cose che stai facendo; ho dedicato il disco alla memoria di mia mamma scomparsa nel 2015 e ho sentito questa spinta forte poi ci ho anche giocato facendolo uscire il 13 10 21 la cui somma fa 44”), un disco intimo e riflessivo, dove per un attimo lascia da parte il rock che lo caratterizza per affrontare malinconia e ricordi che si mischiano fra loro, optando per sonorità a tratti sperimentali, contemporanee e spesso riflessive, sicuramente dettate dal periodo storico vissuto durante la composizione dei brani, la pandemia. Un disco curato con la massima attenzione (producono lo stesso Semprini e Gianluca Morelli), che si distingue per lo splendido suono di insieme e la presenza di musicisti di spessore. Per citarne solo alcuni, Alex Valle, bravissimo come sempre alla pedal steel, Paolo Fresu e Antonio Gramentieri.
Semprini, a parte un paio di episodi (l’esaltante e grintosissima Lei aspetta, un rock moderno e serrato, dai riff impietosi e con un assolo devastante e la bella rock ballad con fisarmonica in evidenza Un respiro per me) si dedica a un viaggio introspettivo, una meditazione sulle speranze disilluse, la menzogna di un mondo ormai imbruttito e la ricerca della forza per restare in piedi. Sin dall’iniziale Equilibrio, ci si muove fra ambientazioni rarefatte, dove il pianoforte in evidenza in tutto il disco costruisce il tappeto sonoro. In questo senso La terra brucia è il pezzo più indicativo, ritratto di un mondo disperato e stanco dove ci si muove tra “le verità a cui non credi”. Pianoforte, echi noise ne danno un aspetto quasi cinematografico. Occhi verdi, con la pedal steel in evidenza, è caratterizzata da una bella melodia, Rimini 85 è quasi parlata su un tappeto pianistico dove la nebbia del tempo che passa si fonde in un finale chitarristico avvolgente.
Da segnalare anche l’intensa e acustica Gospel rain con la bella voce di EVanessa Peters e una grande apertura corale con ancora pedal steel e chitarre in primo piano.
Chiude la springsteeniana, quello di Western star, di Siamo rimasti noi, un invito a non cedere, nonostante tutto: “Guarda verso il mare ce la possiamo ancora fare”. E’ l’augurio di Semprini, è l’augurio che tutti vorremmo sentirci dire.