Maledetta Primavera deve il suo titolo a Loretta Goggi, l’interprete che la porterà al Festival di Sanremo del 1981 e che le permetterà di classificarsi al secondo posto della competizione canora. “Mi dissero se volevo portarla a Sanremo e io da matta accettai”, ha detto a Raffaella Carrà nel programma A raccontare comincia tu, “cantai e me ne stavo andando a mangiare con Gianni [il marito Brezza, ndr] quando il produttore Ravera mi disse che ero arrivata terza. Mi fermarono e Claudio Cecchetto mi proclamò seconda, pensai che si fosse sbagliato! E pensare che volevano cambiare ‘maledetta’ in ‘benedetta primavera’, fu io a impedirglielo, avevo capito che ‘maledetta’ era la forza di quella canzone“. Oggi, sabato 28 marzo 2020, Loretta Goggi sarà al centro di un omaggio di Techetechetè. Forse la rivedremo con i capelli lunghi, proprio come voleva il suo Gianni e simbolo della natura di geisha che la cantante si è sempre attribuita. Anche se il suo viaggio nel mondo dello spettacolo inizia ben prima di quando approderà sul piccolo schermo, durante gli anni dell’adolescenza. “Non avevo il sacro fuoco dell’arte, mi spinse mio padre”, confessa, “ho perso un po’ la mia adolescenza e me ne sono accorta quando era passata. Io facevo la bambola di me stessa, poi è arrivata l’età ingrata dei 15-16 anni in cui ero alta ma piatta. Non ero più niente e mi fermai. Poi ripresi e ho fatto perfino la dj a Radio Vaticana”. A salvarla, dice, sarà però il suo talento per le imitazioni. Da bambina imitava Scaramacai e Topo Gigio, grazie agli insegnamenti di Alighiero Noschese, amico di famiglia. “Chi preferivo imitare? Mina, Patty Pravo, Orietta Berti e Vanoni”, sottolinea.



Loretta Goggi, non è mai stata una prima donna

Loretta Goggi non si è mai vista come una prima donna, quanto come un’eterna seconda. Soprattutto se si considera quel ‘mostro sacro’ che l’ha sempre preceduta, Raffaella Carrà. “Lei ha visto più lontano di me, ha conquistato l’estero“, ha sottolineato a Vanity Fair l’anno scorso, “io sono stata più nazionalista. Ho sbagliato, ma la mia è stata una scelta di vita. Volevo stare vicina ai fidanzatini dell’epoca“. Umile nonostante la sua popolarità, la Goggi considera icone dei pilastri della tv come Pippo Baudo, Corrado e Mike Bongiorno. “Io no”, aggiunge, “ho fatto così tante cose diverse che definirmi era impossibile. Come fai a identificarti con una che ti cambia sotto il naso 200 volte?“. I meriti però li ha, come il fatto di essere diventata la prima donna a condurre il Festival di Sanremo. “Allora solo gli uomini potevano condurre”, ricorda, “noi eravamo ritenute incapaci di gestire gli imprevisti della diretta. Era così offensivo che decisi di mollare la Rai perla Fininvest”. A 29 anni poi incontrerà l’uomo della sua vita, Gianni Brera, e non lo lascerà mai più. “Credeva di non poter contare su un’artista come me per la gestione pratica della vita”, aggiunge, “gli ho fatto cambiare idea”. Lui, un profugo istriano cresciuto senza genitori, aveva una personalità granitica che celava una profonda dolcezza. “Pensava che fossi cresciuta nella bambagia“, continua, “mi diceva sempre ‘Non metti mai i calzini spaiati!’. Non vedeva il mio potenziale di follia. Ma mi creda: io un po’ matta lo sono”.

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