Il cardinale Loris Francesco Capovilla verrà sempre ricordato come il segretario storico di Papa Giovanni XXIII. Alla sua elezione, il Pontefice sceglierà infatti di avere al suo fianco il religioso che lo aveva seguito anche durante il periodo del suo patriarcato a Venezia. Anche se sarà Papa Francesco, solo sei anni fa, a regalargli la nomina di Cardinale. “Ho ascoltato in televisione l’annuncio di Papa Francesco con il mio nome nella lista dei suoi primi Cardinali”, dirà a Il Fatto Quotidiano, “ho pensato immediatamente ai miei fratelli e sorelle di tutto il mondo, non solo cristiani ma anche di tutte le altre religioni, che hanno speso tutta la loro vita al servizio del prossimo. Arrossisco pensando a questa decisione del Papa di crearmi cardinale, che sento immeritata e soprattutto inattesa. Come potrei darmi delle arie e credermi una persona importante dopo aver avuto un grande pastore e maestro di vita come Papa Giovanni?”. Durante il periodo vissuto con Papa Roncalli, don Loris imparò infatti come occuparsi degli ultimi e valorizzare gli Ortodossi e gli Ebrei presenti a Venezia, scrive La Stampa, impegnandosi a incoraggiare la dottoressa Vengiani a impegnarsi ancora di più a sostegno della Sae, l’associazione che promuove l’incontro fra cristiani di diverse confessioni. Non sempre però si ritroverà complice delle scelte pontifice, come dimostra la sua reazione di fronte all’idea del Vaticano II di Papa Roncalli. “Cosa chiedeva il mondo a Papa Giovanni”, si interrogherà don Loris dopo la morte del pontefice, in un’intervista di Sergio Zavoli, “semplicemente di essere padre. E il mondo gli sarebbe stato grato ugualmente per la sua paternità”.



Loris Francesco Capovilla, semplicemente don Loris

Loris Francesco Capovilla ha sempre preferito essere chiamato semplicemente don Loris, anche in seguito alla nomina a Cardinale. Si è definito in varie occasioni il ‘segretarietto’ di Papa Giovanni XXIII, il ‘suo umile contubernale’. La sua figura rimarrà centrale anche nel film Il Papa Buono che Canale 5 trasmetterà nella sua prima serata di oggi, domenica 12 aprile 2020. Il suo compito di discepolo di San Giovanni XXIII infatti non finirà con la morte del Pontefice, ma continuerà anche nei decenni successivi: una vera e propria memoria storica, condivisa con i nipoti del Papa bergamasco, Emanuele e Marco Roncalli. “La Sua figura esile”, dirà il monsignor Bruno Forte durante il rito funebre del Cardinale, come riferisce l’agenzia d’informazione SIR, “è ombra fedelissima del grande Papa del Concilio, da lui servito con generosità e fedeltà assolute, non di meno tessendo rapporti e procurando occasioni che potessero aiutare la ricezione dello spirito, della parola e dell’opera di Roncalli”. Al Pontefice che gli aveva insegnato tutto, don Loris invece dedicherà il suo I miei anni con Papa Giovanni XXIII – Conversazione con Ezio Bolis, pubblicato dalla Rizzoli.



“È solo quando avrai messo il tuo io sotto i piedi che potrai dirti davvero un uomo libero”, gli dirà il Pontefice in una delle tante occasioni. Il Cardinale Capovilla invece scriverà una lettera appassionata a Papa Roncalli in occasione della sua beatificazione: “Dopo l’incontro veneziano vi scrissi e voi da Parigi mi ricambiaste con un biglietto autografo che mi fece riflettere: un rappresentante del Pontefice che trova il tempo per rispondere a un pretino che dirige il foglio diocesano La voce di San Marco”. Un lungo testo in cui don Loris ripercorre il percorso in Vaticano del Pontefice, ma anche ciò che è avvenuto in seguito alla sua scomparsa. Come quel sottile filo rosso che sembrava unire Papa Luciani al suo predecessore: “Il primo santo cui Luciani si rivolse fu Bernardo di Clairvaux, già maestro e padre di Pier Bernardo dei Paganelli di Montemagno (poi Eugenio III), per il quale concepì un’inconsueta raccolta di moniti e suggerimenti, il De consideratione”, scrive, “Guarda un po’, mi son detto. San Bernardo è il primo santo di cui mi parlò Papa Giovanni nel corso dei suoi esercizi spirituali in Vaticano agli inizi dell’Avvento 1959”.

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