Il Cern di Ginevra in prima linea nella lotta ai tumori

La radioterapia, trattamento tipico nella lotta ai tumori, molto presto potrebbe subire un importante miglioramento grazie alle ricerche condotte al Cern di Ginevra, uno degli istituti di ricerca sul nucleare più importanti e rinomati al mondo. Da tempo, infatti, numerosi scienziati, fisici e medici sono al lavoro per cercare di rendere più sicura la radioterapia, e la tecnologia messa a punto fin’ora dall’istituto svizzero sembra fare un notevole balzo in avanti in questa direzione.



Il futuro della radioterapia, e dunque della lotta ai tumori, si chiama Clear ed è un macchinario che attraverso la tecnologia denominata Flash riesce ad emettere un raggio di elettroni ad alta energia, in tempi brevissimi. Si tratta, insomma, di una tecnologia nuova per la lotta ai tumori che nel 90% delle sue attuali terapie utilizza raggi x o fotoni. E il vantaggio risiederebbe nel fatto che attraverso gli elettroni si riescono a contenere con maggiore efficacia gli effetti collaterali della radioterapia. Come spiega il quotidiano francese Le Figaro, infatti, l’attuale terapia contro il tumore, seppur sia in grado di non danneggiare alcuna cellula sana, finisce talvolta per colpire anche i tessuti circostanti alla massa tumorale irradiata.



Il futuro della lotta ai tumori

Ciò di grande che è riuscito a scoprire il Cern di Ginevra in merito alla radioterapia e alla lotta ai tumori è che più intenso è il fascio di radiazioni, maggiore è la protezione rispetto ai tessuti sani. Si tratta a tutti gli effetti di un paradosso, al quale secondo Le Figaro neppure gli scienziati del Cern sanno ancora dare una risposta. Tuttavia, da questa consapevolezza hanno provato, sui topi, ad irradiarli con un’energia pari a 200 MeV (rispetto ai 12 MeV utilizzati tradizionalmente nella radioterapia).

La nuova terapia ad elettroni per la lotta ai tumori, inoltre, riuscirebbe anche a raggiungere masse tumorali posizione in maggior profondità nel corpo umano, come il glioblastoma che colpisce il cervello. Attualmente la terapia riferirebbe esclusivamente a modelli biologici, anche per via della difficoltà di trasportare il macchinario necessario (altro oltre 2 metri) negli ospedali, ma ben presto secondo Wilfred Farabolini, il fisico responsabile di Clear, molto presto si potranno raccogliere le prime evidenze sul corpo umano.