È necessario fare di tutto per abolire la dipendenza dal tabacco, ma, se non è possibile, bisogna almeno ridurre il rischio per i fumatori assumendo una posizione aperta verso le sigarette elettroniche.
Questo è in sintesi il pensiero di Emmanuele A. Jannini, professore di Endocrinologia e Sessuologia medica all’Università Tor Vergata di Roma, che ha commentato con Adnkronos Salute lo Europe’s Beating Cancer Plan, il piano europeo per sconfiggere il cancro, presentato dalla Commissione europea. «In linea di massima il piano potrebbe andar bene», ha detto, «ma deve essere libero da ideologie e si deve basare su contenuti scientifici solidi.
In altre parole, il vero tema non è tanto dichiarare che il fumo, l’alcol, la sedentarietà o la cattiva alimentazione sono alla base delle malattie croniche non trasmissibili, che rimangono la principale causa di morte, ma capire che hanno un unico fattore comune che è lo stile di vita sbagliato molto difficile da invertire in virtuoso».
«Contro una malattia posso avere un terapia, ma contro gli stili di vita, da medico, faccio molto fatica. Posso, però, ridurre i rischi collegati a queste abitudini», ha spiegato Jannini che ha aggiunto: «Ho recentemente pubblicato un articolo scientifico sul tema della riduzione del rischio, in particolare del fumo. Si dice che questo sia il peggior nemico della salute sessuale e riproduttiva, quindi da specialista dico che si deve assolutamente smettere. Ma dobbiamo anche fare i conti con gli irriducibili che non smetterebbero mai di fumare e a loro dobbiamo proporre delle soluzioni come, ad esempio, una strategia di riduzione del rischio. È un tema gigantesco dove si contrappongono due fronti opposti della medicina: da un parte i “talebani” che vogliono mettere la testa sotto la sabbia e scotomizzare (termine usato in psicologia che significa eliminare inconsciamente dalla percezione, dalla memoria, ndr) il fatto che ci sono persone che non cambiano lo stile di vita, dall’altra ci sono scienziati che con dati alla mano dicono che la riduzione del rischio è una strategia che può aiutare. Ovvero, è indubitabile che c’è la necessità di abolire la dipendenza dal tabacco, ma se non è possibile riduciamo il rischio».
Jannini è uno scienziato di fama mondiale nel campo delle disfunzioni sessuali e di coppia che, a volte, hanno come fattore scatenante il fumo di sigaretta convenzionale. Inoltre, è membro del Comitato Scientifico Internazionale per la ricerca sulle sigarette elettroniche e ritiene che i divieti non bastino a risolvere il problema. Per questo boccia la strategia scelta dall’Ue per affrontare la lotta al tabagismo: «Questo modello è stato già applicato agli alimenti. In molti prodotti è stato limitato l’impiego di zuccheri e grassi. Ma non sono stati eliminati dal giorno alla notte perché si è visto che era impossibile. Così si può fare anche con i prodotti del tabacco. Faccio un esempio legato con l’attualità pandemica contenuto in un articolo pubblicato da poco. Sappiamo tutti che le mascherina oggi serve per la prevenzione dell’infezione da Covid, ma questo è un errore semantico. L’unica strategia di prevenzione è stare a casa. La strategia di prevenzione del Covid è l’immobilismo assoluto, ma questo non possiamo farlo perché la nostra vita è fatta di relazioni, ed ecco che usiamo la mascherina come un dispositivo che riduce il rischio. Questo accade anche con l’uso di prodotti a base di tabacco riscaldato o con le bevande a più bassa quantità di alcol o, come ho detto prima, con cibi che contengono pochi grassi».
«Sono d’accordo con quanto vuole fare la Commissione europea con il Piano per battere il cancro, ma occorre che ci si confronti con chi ha prodotto dei risultati scientifici che dimostrano come usando la sigaretta elettronica o i dispositivi a tabacco riscaldato si riduce del 95% l’assunzione di sostanze tossiche. Come sessuologo credo che questa sia la strategia da seguire», conclude Jannini.