L’ha messa giù come se fosse una gara a chi è il più bravo, ma solo per solleticare l’orgoglio nazionale che in Francia certo non manca. Perché il professor David Khayat, ex direttore del reparto di oncologia medica dell’Ospedale Pitié-Salpêtrière di Parigi, è una persona estremamente seria e l’argomento lo ha sempre coinvolto. Nel suo editoriale su Le Soir, il giornale in lingua francese più letto in Belgio, ha messo nero su bianco che i vicini sono più bravi dei suoi connazionali, almeno per quanto riguarda la riduzione dei rischi legati al tabacco. «Da molto tempo», ha scritto Khayat, «il mio Paese (la Francia) e il Belgio condividono un approccio simile per una causa che mi sta a cuore e che tocca milioni di vite: la lotta contro il fumo.
I punti di vista di Bruxelles e Parigi derivano da un approccio che vedeva nella prevenzione e nella disassuefazione gli unici due pilastri possibili nella lotta al fumo. Recentemente, in Belgio, il Consiglio Superiore della Sanità (Css) ha pubblicato un parere su “Le sigarette elettroniche: lo stato di avanzamento” e, a seguito di un’approfondita valutazione scientifica delle pubblicazioni esistenti, ha concluso che “le prove scientifiche disponibili mostrano che le sigarette elettroniche, se utilizzate in modo esclusivo, sono meno dannose delle classiche sigarette a combustione e possono quindi avere benefici per la salute come alternativa al fumo tradizionale”. Di conseguenza, il Belgio, riconoscendo la sigaretta elettronica come strumento di riduzione del rischio per i fumatori che altrimenti non smetterebbero di fumare, si è avvantaggiato rispetto al mio Paese in termini di promozione delle strategie di controllo del tabacco, includendo il concetto di riduzione del danno da tabacco nelle sue politiche».
Essere in vantaggio, non vuol dire aver vinto la gara perché Khayat mette le mani avanti e dà delle chance di rimonta alla Francia. «Sebbene questo sia indubbiamente un passo nella giusta direzione» scrive il professore «a mio avviso il percorso non è ancora concluso. Il concetto di riduzione del danno da tabacco si basa sul fatto che è soprattutto l’esposizione a sostanze tossiche a causare le malattie legate al fumo. I dati scientifici sono chiari e sappiamo da tempo che è la combustione del tabacco a generare la maggior parte delle sostanze tossiche presenti nel fumo di sigaretta. È così che l’inalazione del fumo di sigaretta porta alla morte e alle malattie a cui tutti pensiamo, quando pensiamo ai danni del fumo».
Khayat nel suo intervento su Le Soir fornisce delle soluzioni: «Oggi esistono diversi prodotti che, come le sigarette elettroniche, forniscono nicotina ma con una quantità molto minore di sostanze tossiche normalmente presenti nel fumo di sigaretta, come ad esempio lo snus o i prodotti a base di tabacco riscaldato. Alcuni di questi prodotti contengono tabacco, altri ne sono privi, ma l’unica cosa che accomuna tutti questi prodotti è l’assenza di combustione. Ritengo sensato che lo spazio conquistato dalle sigarette elettroniche nell’ambito dell’approccio alla riduzione del danno da tabacco venga esteso ad altre alternative contenenti tabacco e nicotina senza combustione».
L’ammirazione per i vicini belgi ha comunque un limite anche per il francese Khayat che ha scritto: «Ammetto che il parere del Consiglio Superiore della Sanità del Belgio sui prodotti a tabacco riscaldato, qualche anno fa, mi aveva lasciato un po’ perplesso. Nella loro valutazione scientifica, gli esperti concludevano che i prodotti a tabacco riscaldato contenevano effettivamente meno sostanze tossiche rispetto alle sigarette convenzionali ed erano quindi meno tossici di queste ultime, ma nella loro raccomandazione finale, l’assenza di dati a lungo termine relativi a questi nuovi prodotti giustificava l’estensione delle restrizioni previste per le sigarette ai prodotti a tabacco riscaldato. Si tratta indubbiamente di un argomento molto delicato, ma è essenziale che le autorità sanitarie adottino misure per proteggere i fumatori. Come medico che cura i pazienti affetti da cancro, devo considerare i dati scientifici per decidere cosa è meglio per loro. Allo stesso modo, i Paesi dovrebbero prendere decisioni politiche basate sulla scienza e non su pregiudizi».
Khayat insiste: «Per me, come medico, il rifiuto sistematico di rivedere le evidenze scientifiche e di applicare i concetti di base della riduzione del danno da tabacco è incomprensibile, perché la riduzione del danno è qualcosa che facciamo ogni giorno nella nostra vita professionale e personale. Valutiamo e soppesiamo i rischi delle nostre scelte, cercando di scegliere l’opzione che sia allo stesso tempo soddisfacente e minimizzi tali rischi. Nel 1999 la principale causa di cancro era il fumo e oggi, a distanza di due decenni, lo è ancora, nonostante tutte le misure adottate nella lotta contro il fumo. Probabilmente abbiamo fallito nella nostra battaglia. Se vogliamo avere un impatto significativo sulle cause del cancro, dobbiamo guardare al fumo con una visione olistica, tenendo conto delle conoscenze scientifiche esistenti sulle sigarette elettroniche, sul tabacco riscaldato, sul tabacco da fiuto, sulla terapia sostitutiva della nicotina e utilizzando tutti questi prodotti per ridurre il numero di fumatori e gli effetti nocivi del fumo».
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