Le campagne organizzate dall’Agenzia statunitense per l’alimentazione e il farmaco (Fda) hanno impedito a 587mila giovani di età compresa tra gli 11 e i 19 anni di provare le sigarette tradizionali. Parola di Brian King, direttore del Centro Fda per i prodotti a base di tabacco, che intervenendo al Global Tobacco and Nicotine Forum (Gtnf) a Washington ha aggiunto: “Abbiamo salvato milioni di vite perché l’agenzia prende molto sul serio la responsabilità che ha nei confronti della popolazione per prevenire e diminuire le morti associate al consumo di tabacco”.



King ha annunciato che stanno elaborando uno standard per fissare un limite massimo di nicotina all’interno delle sigarette per minimizzare la dipendenza e ha parlato anche di sigarette elettroniche, ricordando come negli Stati Uniti ci siano due milioni di giovani che le utilizzano. “Ci sono molti studi secondo i quali le sigarette elettroniche e i prodotti senza combustione rappresentano un rischio minore per la salute rispetto alle sigarette tradizionali: in ogni caso, l’autorizzazione e l’approvazione di nuovi prodotti da parte della Fda dipende dai rischi e dai benefici per la salute pubblica, e la ricerca scientifica in questo senso gioca un ruolo fondamentale”.



“Ci sono molti studi” ha replicato durante il forum di Washington Brad Rodu, docente di Medicina ed esperto di politiche di riduzione del danno da tabacco dell’Università di Louisville (Kentucky) “che hanno tentato di collegare una serie di malattie al vaping e alle sigarette elettroniche, che tuttavia presentano molti difetti: in particolare, spesso non si fa distinzione tra fumatori e non fumatori, né viene controllato quando una persona ha iniziato a fumare”. Quest’ultimo aspetto, secondo Rodu, è invece fondamentale. “Gli studi che non lo prendono in considerazione” ha detto “non possono essere ritenuti credibili dal punto di vista scientifico: al contrario, disincentivano i fumatori adulti a passare ad alternative meno dannose per la propria salute”.



Anche David Sweanor, professore di legge all’Università di Ottawa, in Canada, ha sottolineato che le morti legate al consumo di sigarette sono “causate dall’inalazione del fumo, e non dalla nicotina: dobbiamo prendere consapevolezza di questo aspetto, e partire da qui per prendere le decisioni migliori possibili per la salute pubblica”. Sulla stessa linea è intervenuto Ray Niaura, direttore del dipartimento di epidemiologia alla Scuola per la salute pubblica dell’Università di New York, che sottolineato come i governi di tutto il mondo debbano fare “distinzioni tra tabacco e nicotina”.

Le rigide regolamentazioni imposte da molti Paesi sulle sigarette elettroniche e i prodotti per il cosiddetto “vaping” sono state, invece, al centro dell’intervento di Konstantinos Farsalinos, research fellow al Centro Onassis per la chirurgia cardiaca, che ha sottolineato come “l’onere della prova imposto a questi prodotti, che sono effettivamente meno dannosi rispetto alle sigarette tradizionali, è insensatamente elevato: c’è bisogno di buon senso”. “È sicuramente importante” ha precisato Farsalinos “conoscere meglio gli effetti a lungo termine di questi prodotti, ma sappiamo già che per avere dati certi a riguardo ci vorranno decenni: fino ad allora, però, occorre prendere le giuste decisioni per la salute pubblica. Invece, soprattutto nei Paesi europei, l’approccio delle autorità regolamentari nei confronti di questi prodotti è quasi farmacologico, e non ha senso visto che processi analoghi non sono previsti, ad esempio, per i dolcificanti artificiali, i cui benefici a lungo termine per i casi di diabete sono tutt’altro che confermati”.

Marewa Glover, direttrice del Centro per la ricerca di eccellenza sul fumo di Auckland, ha portato al forum l’esempio della Nuova Zelanda, dove il governo ha adottato regolamentazioni stringenti per i prodotti tradizionali a base di tabacco vietando da quest’anno completamente le sigarette ai giovani. “Solo guardando quelli che saranno i cambiamenti nella società sarà possibile capire quello che stiamo facendo”, ha detto.

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