L’Organizzazione mondiale della sanità le ha descritte come un passo indietro nella lotta al fumo, ma sono in tanti a considerarle un aiuto fondamentale per l’abbandono delle sigarette. Almeno dall’altra parte della Manica. Sul sito della Bbc, infatti, si legge che l’Agenzia inglese regolatrice dei farmaci (Mhra) ha invitato le aziende che si occupano di sigarette elettroniche a sottoporre all’approvazione i loro prodotti che potrebbero, presto, essere prescritti dal Servizio sanitario nazionale per aiutare le persone a smettere di fumare sigarette convenzionali passando a prodotti meno dannosi.
L’Inghilterra, dove si stima che circa 3,6 milioni di persone utilizzino le sigarette elettroniche, la maggior parte delle quali hanno abbandonato il fumo convenzionale, e dove quasi 64mila persone sono morte a causa del fumo nel 2019, è la prima nazione al mondo a portare avanti un’iniziativa del genere com’è stata la prima a introdurre le e-cig nella propria campagna annuale antifumo Stoptober con risultati sorprendenti. La campagna che dura l’intero mese di ottobre ha aiutato oltre 2 milioni di fumatori ad abbandonare le sigarette e quando è stata lanciata per la prima volta, nel 2012, un adulto su 5 fumava sigarette tradizionali (19,3%) mentre oggi questa percentuale è scesa al 13,9%.
Il Governo guidato da Boris Johnson si è impegnato da tempo su questo tema ed è soddisfatto della scelta dell’Agenzia nazionale dei farmaci. «Aprire la porta a una sigaretta elettronica con prescrizione del servizio sanitario nazionale», ha affermato il ministro della Sanità britannico, Sajid Javid, «ha il potenziale per ridurre il numero di fumatori in Inghilterra ed è un modo efficace per affrontare le forti disparità nei tassi di fumatori in tutto il Paese, aiutando le persone a smettere di fumare ovunque vivano e qualunque sia la loro origine».
Ma qual è la differenza tra una sigaretta tradizionale e una elettronica? È una sola, ma essenziale: le prime si basano sulla combustione di carta e tabacco, le seconde riscaldano un liquido con o senza nicotina. Per questo, anche se le e-cig non sono prive di rischi comportano solo una piccola frazione del rischio legato alle sigarette normali perché il liquido che viene riscaldato per essere inalato contiene livelli molto più bassi di alcune sostanze chimiche potenzialmente nocive. Sia le e-cig che le sigarette tradizionali, poi, contengono nicotina, ma occorre fare chiarezza. Contrariamente a quanto si pensa, anche se non è del tutto priva di rischi e provoca dipendenza, la nicotina non rappresenta la principale causa delle malattie correlate al fumo, che va invece ricercata nella combustione di tabacco che produce oltre 4.000 sostanze tossiche o potenzialmente tali. La nicotina è uno stimolante e si trova nella quasi totalità dei prodotti a base di tabacco, ma è presente anche in diversi farmaci usati da decenni per smettere di fumare, come quelli che vengono utilizzati in tutti i centri antifumo sparsi per il mondo.
Di questi elementi si è parlato tra l’altro durante lo “Scientific Summit on Tobacco Harm Reduction” che si è svolto alla fine di settembre, organizzato da SCOHRE, la neonata associazione internazionale per il controllo del fumo e la riduzione del danno che riunisce esperti indipendenti tra medici, accademici e professionisti, uniti dall’obiettivo di voler contribuire a elaborare un nuovo approccio più ampio alle politiche di prevenzione del fumo. Numerosi ricercatori e clinici intervenuti nel corso del Summit hanno sottolineato la necessità di fare chiarezza sulla nicotina, proprio per il ruolo fondamentale che può assumere per il contrasto al fumo convenzionale. Una chiarezza che è necessaria per almeno due motivi: da una parte, i sondaggi effettuati negli anni e in parti diverse del mondo hanno dimostrato che la maggior parte delle persone intervistate sull’argomento credeva che fosse la nicotina il fattore di rischio per l’infarto e l’ictus e che fosse la causa principali dei tumori correlati al fumo; dall’altra parte, lo scetticismo sui nuovi prodotti di istituzioni come l’Organizzazione mondiale della sanità rischia paradossalmente di avvantaggiare proprio le sigarette classiche.
Come ha osservato il Prof. Ignatios Ikonomidis (Professore di Cardiologia dell’Università Kapodistrian di Atene, che è anche presidente del Comitato organizzatore del Summit e presidente del cda di SCOHRE), invece, “la riduzione del danno dovrebbe essere il terzo pilastro di una strategia di contrasto al fumo, insieme alla cessazione ed alla prevenzione”.
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