Dopo un rinvio di due mesi, si riunirà a Panama City dal 5 al 10 febbraio 2024 la decima edizione della Conferenza delle Parti (COP), l’organismo direttivo della Convenzione Quadro sul Controllo del Tabacco (FCTC) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), il trattato internazionale dedicato, sulla carta, alla tutela della salute pubblica dai danni provocati dai prodotti del tabacco. La COP10 coinvolge tutte le Parti della Convenzione, cioè gli Stati, come l’Italia, e altri soggetti, tra cui l’Unione europea (Ue). Rappresenta, quindi, un’occasione per valutare i progressi e prendere le decisioni necessarie per promuoverne l’attuazione e la lotta al fumo. Ad esempio, possono essere adottati protocolli, istituiti organi sussidiari, gruppi di lavoro o di esperti per elaborare linee guida e raccomandazioni. Ma le decisioni non sono vincolanti, sono indicazioni per le politiche pubbliche, infatti le direttive tabacco adottate in Europa riportano un esplicito riferimento all’FCTC.
Nell’agenda di lavoro della COP10 sono tre i temi decisivi sulla lotta al tabagismo: la Regolamentazione e divulgazione dei contenuti dei prodotti del tabacco; pubblicità, promozione e sponsorizzazione del tabacco, quindi come viene rappresentato il tabacco nei media di intrattenimento; prodotti del tabacco nuovi ed emergenti. Ma ci sono altre questioni importanti in agenda, come la possibilità di attuare misure più restrittive; la responsabilità legale, civile e penale; attuazione di sistemi di reporting; miglioramento del sistema di segnalazione; modalità di revisione dell’attuazione della Convenzione. L’Italia partecipa alla Conferenza delle Parti (COP) dal 2008, quindi dalla terza edizione. L’Unione europea rientra tra le Parti della Convenzione, quindi parteciperà ai lavori della COP10, contribuendo alla decisioni da assumere.
UE SU LOTTA AL TABAGISMO, POSIZIONE E IL DIBATTITO INTERNO
La posizione espressa dai delegati dell’Ue sulla lotta al tabagismo in tale sede rappresenta la sintesi delle diverse “anime” all’interno delle istituzioni europee, in particolare Commissione e Parlamento europeo. Quest’ultimo ha un orientamento di fatto in linea con un approccio di riduzione del rischio. Dunque, si riconosce un ruolo importante ai prodotti senza combustione nelle strategie di contrasto al fumo convenzionale, come integrazione delle politiche tradizionali di prevenzione e cessazione. L’obiettivo è fornire ai cittadini europei alternative meno dannose almeno per ridurre i rischi. Lo scorso novembre, il Parlamento europeo ha votato in sessione plenaria in favore del rapporto sulle malattie non trasmissibili, ribadendo il sostegno alla riduzione del danno e alla condivisione di best practice tra Stati membri, oltre al riconoscimento della sigaretta elettronica come strumento di cessazione dal fumo.
Il rapporto può essere interpretato come un segnale alla Commissione Ue proprio in vista della nuova COP e della revisione della Direttiva sui Prodotti del Tabacco (TPD): il messaggio è che bisogna tenere presenti le strategie di riduzione del rischio, basandosi sull’assunto che è la combustione, quindi non la nicotina, la principale causa delle malattie legate al fumo. Eppure, l’orientamento della Commissione Ue sulla lotta al tabagismo appare diverso, allineato alle posizioni dell’Oms, che invece è ostile a tutti i prodotti che contengono nicotina, a prescindere dal profilo di rischio. Da indiscrezioni trapelate sulla stampa è emerso che agli Stati membri sarebbe arrivata dalla Commissione una proposta di posizione, redatta dai tecnici della Direzione Generale Salute, in cui si esprime il rifiuto del principio di riduzione del rischio. Così non si riconosce alcuna differenza tra i classici prodotti da fumo e i prodotti di nuova generazione senza combustione.
LOTTA AL TABAGISMO, STRATEGIE DI RIDUZIONE DEL RISCHIO O TOLLERANZA ZERO?
I dati dimostrano che le strategie adottate negli ultimi anni a livello globale sulla lotta al tabagismo non hanno portato a importanti miglioramenti nel contrasto a questo problema. Anche in virtù di ciò, in molti Paesi, come nella stessa Ue, il dibattito sulla riduzione del rischio ha sempre più importanza, portando all’elaborazione di diverse strategie, che sono condizionate da molti fattori, anche di tipo culturale. Da un lato ci sono strategie di riduzione del rischio, dall’altro politiche di tolleranza zero nei confronti del tabacco. Paesi come Regno Unito, Norvegia, Giappone e Nuova Zelanda hanno adottato il principio di riduzione del rischio, registrando tutti “una significativa riduzione della prevalenza del fumo anche sui giovani“, rimarca il Centro di ricerca per la riduzione del danno da fumo dell’Università di Catania (CoEHAR). Il suo programma di ricerca ha dimostrato che i prodotti senza combustione “offrono una significativa riduzione del rischio rispetto alle sigarette convenzionali, aiutano i fumatori a smettere e assicurano miglioramenti clinicamente rilevanti in utilizzatori con patologie fumo correlate“.
Pertanto, 90 esperti di riduzione del danno hanno inviato una lettera alla Commissaria europea per la Salute e la sicurezza alimentare Stella Kyriakides, sollecitando l’importanza dell’applicazione del principio della riduzione del rischio nella definizione delle politiche pubbliche di contrasto al fumo. Nella lettera si fa riferimento anche ad autorità di salute pubblica prestigiose, come l’Institute of Medicine (IOM), secondo cui i prodotti senza combustione riducono “sostanzialmente la mortalità e la morbilità complessive legate al tabacco, nonostante comportino una certa esposizione residua, sebbene a livelli significativamente ridotti“.
SPECIALE SALUTE – IL DIBATTITO SCIENTIFICO SUL FUMO
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