È indubbio che sono parecchi i problemi d’affrontare, nel quadro generale, di questa pandemia che si sta rivelando, per adesso, sempre più indomabile. Al centro di ogni riflessione sul tema un conflitto fra “sanitofili” ed “economofili” (termini creati in questo frangente ad hoc). Da una parte stanno i sostenitori della salute a ogni costo, con parecchie ipotesi e anche tentativi di risoluzioni a 360 gradi, che arrivano a riguardare, la forzata messa in clausura assoluta per 60 milioni di connazionali. Dall’altra, si collocano gli assertori delle esigenze di un’economia martoriata, limitata, violata, preoccupati per un crollo totale del sistema, cioè, di uno tsunami senza ritorno. In questo bisticcio di posizioni, da ambo i lati, vi sono prese di posizione ragionevoli e non si tratta di scegliere tra una certezza di una prevenzione sanitaria assoluta con un dispendio di energie a fronte di una salvaguardia universale per tutti e un appropriato e incondizionato intervento a soccorso alla nostra economia e al sostentamento di tutti i gangli del Paese. Non si tratta di una scelta fra buoni e cattivi: si tratta di renderci conto che così non si può andare avanti, bisogna agire subito.



Ci sembra d’obbligo questa premessa per poter scrivere, ora e non nel prossimo futuro (Legge di bilancio 2021 in primo luogo) quando tutto o in parte, si spera, avrà termine, sulla necessità di una seria riforma fiscale, atta se non a risolvere immediatamente le sorti finanziarie e sociali del nostro Paese, quanto meno ad aggiustare la rotta.



Cominciamo col dire che la cosa che più caratterizza il nostro amato Paese, rispetto agli altri, è la fantasia, l’estrosità, cioè inventare cose nuove per risolvere i problemi contingenti: ed ecco uscire dal cilindro del nostro Esecutivo (anzi, si tratta di una puntata già vista nel serial “proposte del Governo fantascientifiche”), la lotteria sugli scontrini fiscali, tema già affrontato nel marzo di quest’anno, anche se poi il provvedimento è stato accantonato causa Covid-19. Adesso si vuole rendere operativa tale delibera, considerata come una sorte di “fiore all’occhiello”, contro il trito e ritrito problema dell’evasione, già dal 1° gennaio prossimo e anticiparla nei prossimi giorni con il cashless (termine, che sino a pochi giorni fa, pochissimi sapevano cosa significasse).



Ma andiamo con ordine: per essere al massimo obiettivi, nel giudicare questa novità, abbiamo seguito ed eseguito alla lettera quanto indicato dall’articolo sul tema pubblicato da La Repubblica il 1° del mese in corso. Del cashback, sistema per limitare l’uso del contante, appena entrato in funzione, ci asteniamo dal parlare: secondo il nostro modesto giudizio, poche persone saranno in grado, per adesso, di usarlo in quanto tutto l’apparato si basa sull’inserimento di app sui cellulari, quindi è assolutamente impensabile a tutt’oggi portare tale complessa struttura a regime e probabilmente tutto si potrebbe rivelare il solito flop! Di conseguenza, non ci rimane che porre l’attenzione sulla riffa sugli scontrini.

Come prima cosa siamo andati sul portale, creato ad hoc, dal Governo, su una pagina web delle Agenzie delle dogane e Monopoli; viene indicato di inserire il codice fiscale e il codice di sicurezza (codice per dimostrare che non sei un robot…): il sistema ha accettato il primo step, ma del marchingegno “robot” non né ha voluto saperne. Così, purtroppo ci siamo giocati la possibilità di stampa del codice a barre o il suo inserimento su un dispositivo mobile. Forse siamo un po’ incapaci o il sistema è ancora da rodare… comunque teoricamente, questo è quello che ci dicono e dovrebbe attuarsi: con il codice a barre consegnato a qualsiasi cassa del punto vendita a cui ci rivolgeremo (con la spesa minima di un euro), prima di regolare l’acquisto, l’esercente, attraverso il proprio registratore telematico, comunicherà i dati dello scontrino e del codice lotteria all’Agenzia delle Entrate. Sul portale dedicato sarà possibile vedere i propri biglietti e controllare le estrazioni, che nelle intenzioni del Governo dovrebbero svolgersi il secondo giovedì di ogni mese.

Attenzione: tutto questo avverrà, a differenza di quanto comunicato dal Fisco, ma già in fase di conferma dalla Legge di Bilancio, solo con pagamenti digitali (bancomat, carte di credito ecc.), non con contanti. Si prevedono premi da 5.000 euro settimanali, 30.000 mensili e fino a 100.000 annuali.

Ci sono tante altre cose da conoscere e da dire sulla vicenda, ma vogliamo fermarci qui, perché ci pare già il tutto abbastanza complicato e assurdo da rendere decentemente operativo: non ci sembra esagerato definire il tutto la consueta farsa, l’ennesimo fumo negli occhi… Tuttavia vogliamo proseguire: a tale proposito desideriamo porre alcune domande cui sarà difficile che qualcuno mai risponderà.

La prima e la più pressante verte sul grado di informatizzazione del nostro Paese. Oltre alle persone non interessate al mondo web, le quali usano a malapena il pc e il classico cellulare o lo smartphone lo impiegano solo per telefonare o al massimo per chattare, sul nostro suolo vivono circa 14 milioni di anziani, tra i quali pochissimi sono in grado di usare qualsiasi forma di sistema computerizzato: essi però fanno parte della schiera di cittadini che dedicano più tempo alla spesa, sia per un instaurata abitudine quotidiana, sia per il parecchio tempo a disposizione dovuto al pensionamento, o perché soli senza aiuto, ecc. Quanti di costoro parteciperanno alla lotteria?

In più nella testa delle stesse persone è consolidata, per cultura, per consuetudine e per comodità, l’idea dell’uso del contante a ogni costo: molti pensionati soprattutto, nel meridione, vanno a ritirare la propria pensione in moneta sonante, perché non dispongono di c/c bancari perché magari non se lo possono permettere per ragioni economiche o non si fidano. Secondo i fautori della norma legislativa di cui stiamo parlando, a quanti interessa tutto questo ambaradàn? Inoltre, in questo periodo di lotta alla pandemia, dove tra mascherine obbligatorie, distanziamenti, contingentamenti, fretta di uscire dagli esercizi commerciali, e così di seguito, è opportuno per il Ministero partire con suddetta iniziativa? Infine, nessuno pensa agli annosi problemi e difficoltà di andare avanti degli esercenti? Purtroppo questa crisi porta molti addirittura ad abbassare per forza di cose le saracinesche: e certamente non vedranno l’ora di partecipare a questo avvincente “passatempo”!

Tutto questo, come già scritto in queste pagine è abbastanza assurdo: pensiamo a quante risorse spese per mettere in piedi questi “gingilli” inutili, energie economiche e finanziamenti dirottati, a scapito di provvedimenti adeguati a sanare la malsana situazione finanziaria in atto. Non vogliamo apparire come gli eterni “bastian contrari”, ma Signori siamo seri: all’Italia non servono “burattinate” come queste, provvedimenti che non hanno né capo né coda; lo abbiamo già ripetuto, non scherziamo con le sorte dei cittadini, soprattutto in questo frangente già martoriato.