LP TRA FEDE E MUSICA

LP non è solo il nome d’arte di Laura Pergolizzi: la cantante americana con nonni italiani, attivista LGBTQ+ e omosessuale dichiarata classe 1981, ha da sempre raccontato che quel suo nome breve la rappresenta assai meglio del nome nativo: LP è una figura molto particolare della musica folk contemporanea, e questo lo si vedeva fin dall’inizio, ma quanto era stato fino ad oggi tenuto in “disparte” era quel particolare elemento religioso che fin dall’infanzia di Laura Pergolizzi ha rappresentato un caposaldo importante per la crescita dell’artista oggi 41enne.

In una recente intervista a “D” per “La Repubblica”, LP presenta il suo sesto album “Churches” raccontando la sua personale storia di fede: «Parlo di noi stessi, di Dio, della religione… Ma soprattutto dell’amore». Quello che infatti la cantautrice vuole far passare come messaggio è proprio il discutere e annunciare l’amore: «poter amare, piangere, baciare qualcuno, gridare di felicità, esprimere la mia identità». LP spiega poi che ancora oggi le risulta difficile «appartenere alla comunità Lgbtq+ e essere religiosi allo stesso tempo», anche perché – secondo l’accusa della cantante Usa – «Molte persone queer non vogliono essere associate a una religione che non solo non li riconosce, ma li condanna alla dannazione infernale eterna».

“CREDO IN GESÙ, NON NELLA CHIESA”: PARLA LP, AL SECOLO LAURA PERGOLIZZI

Le storie personali, per di più nel tormento del proprio senso religioso, non possono essere “giudicate” moralmente come una sorta di censura – da un lato – o approvazione, dall’altro. Si può però giudicare, in senso di confrontarsi attivamente con la realtà, l’assunto fatto da LP e da tantissimi artisti prima di lei: «la mia spiritualità non ha nulla a che vedere con la chiesa e le chiese, istituzioni create dall’uomo e che, in un modo o nell’altro, hanno sempre degli interessi economici, operano comunque dei business». Secondo la cantautrice italo-americana la fede in Gesù Cristo è un cardine fondamentale per la sua vita, mentre non vi è alcuna continuità con la presenza voluta da Cristo in Terra per proseguire il Suo annuncio: «Gesù Cristo, in cui credo, era un uomo che ha affascinato le masse con pensieri e concetti d’amore. Ma questo è molto distante dalla  creazione di una religione dove alla base di tutto ci sono regole che escludono determinati fedeli e li colpevolizzano fino al punto di convincerli che devono cambiare le loro preferenze sessuali. Penso che l’amore sia accettazione».

LP raccontava ancora a “Rep” come tanto oggi che è adulta quanto da ragazzina, nessuno «può dirmi chi, come e cosa fare per presentarmi davanti alla luce divina. La mia “chiesa” è l’amore a livello universale, l’accettazione del prossimo e l’umanità che ne deriva. Ho rispetto per tutte le religioni, ma non voglio che qualcuno mi dica come devo farlo». Secondo Laura Pergolizzi, il vissuto della sua esperienza porta a considerare la propria fede come un rapporto costante tra sé e il divino senza però considerare la “struttura” entro cui quello stesso Dio ha voluto incarnarsi: «So benissimo che ognuno di noi porta dentro di sé ideali e sentimenti che consideriamo sacri, un concetto che rispetto totalmente, ma poi, come mi è successo durante l’ultimo tour in Russia, nel momento in cui stavo per entrare in una bellissima chiesa, sono stata fermata perché ero a capo scoperto. Quando ho saputo che il divieto era valido solo per noi donne, allora non ci sto. Se devo coprirmi la testa io, lo devono fare».